Curiosità sulla Sicilia

Che cos’è il fenomeno della lupa di mare e perché si chiama così

Tra le curiosità del territorio nelle zone costiere siciliane e non nel periodo che va dalla primavera all’inizio dell’estate è molto comune ritrovarsi dinanzi ad una nebbia molto bassa, un particolare fenomeno chiamato con il nome di lupa di mare.

In queste righe nel dettaglio vedremo cos’è questo fenomeno, a cosa è dovuta la sua formazione, insieme alle origini del nome che da secoli alimentano racconti e leggende.

La lupa di mare: cos’è, il significato e perché si chiama così

In parole semplici la lupa di mare è quella nebbia, a tratti molto fitta, che nel periodo compreso tra la primavera e l’estate si forma in molte zone costiere regalando paesaggi e panorami unici tra le luci artificiali e il bianco della nebbia (come quelli lungo lo Stretto di Messina – foto). Nella maggioranza dei casi questa nebbia si forma nelle ore serali per tutta la notte fino alle prime ore del mattino quando il sorgere del sole la dissolve.

In termini tecnici la lupa di mare si forma quando il vapore acqueo presente in eccesso nell’aria si condensa per lo scorrimento di masse d’aria calda sulla superficie del mare più fredda. Quest’aria più calda diminuisce la temperatura del mare con il vapore in eccesso che si condensa formando questa particolare nebbia che può raggiungere un’altezza di 100/200 metri e si dirama lungo la costa a densità variabile (dipende dalla quantità di vapore).

Dopo aver visto il significato rispondiamo alla domanda sul perché si chiama così. Le origini del caratteristico nome della lupa di mare si legano all’arte dei pescatori, alla navigazione in mare e a miti e leggende che alimentano il suo fascino.

Sono tante le versioni disponibili a partire da quella con una base più attendibile che lega il fenomeno della lupa di mare al suono che rilasciano le navi (in passato si eseguiva con la conchiglia chiamata “brogna”) per segnalare la propria presenza in mare che rimanda all’ululato del lupo.

Altra tesi legata sempre al lupo rimanda alla religione cristiana che identifica con la figura dell’animale il diavolo con i pescatori dell’epoca che definivano così questo strano fenomeno atmosferico che li intimoriva. Un’altra versione, invece, si ricollega al mestiere dei pescatori che durante “la lupa” non andavano a pescare e quindi potevano incontrare dei problemi di sostentamento delle famiglie. Da qui il rimando al modo di dire “avere la lupa nello stomaco” (avere una fame da lupi).

L’ultima tesi sulle origini del nome della lupa di mare rimanda alla leggenda di Scilla che a sua volta si lega alla prima versione: quella del suono delle navi che somiglia all’ululato del lupo.

Nel mito, ambientato nelle acque dello Stretto di Messina, si racconta che la ninfa Scilla venne trasformata dalla maga Circe in un mostro marino a sei teste per tenersi per sé l’amore di Glauco che spasimava per la giovane ninfa. Così Scilla si rifugiò tra gli scogli dello Stretto emettendo degli strani ululati che rimandano a quelli dei lupi. Questa versione tra mito e realtà risulta essere la più credibile.

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