U’ cannistru siciliano: il cesto regalato per la festa dei morti in Sicilia
Nel viaggio alla scoperta delle nostre tradizioni ecco che cos’è u’ cannistru siciliano (il cannistro) e perché viene regalato a tutti i bambini in occasione del giorno della festa dei morti in Sicilia.
Un antico rito ancora in parte diffuso nel palermitano e in tutta l’isola per far ricordare ai più piccoli i familiari defunti.
U’ cannistru siciliano: che cos’è e perché viene regalato per la festa dei morti in Sicilia
Nel racconto delle antiche tradizioni siciliane scopriamo che cos’è U’ cannistru (il cannistro) siciliano e perché viene regalato ai bambini. Questo rito si collega al giorno della Festa dei Morti in Sicilia (storia e origini), una storica ricorrenza ancora in parte diffusa in tutta l’isola nonostante la spinta del progresso e “l’importazione” di alcune feste americane.
Il tema della morte e della perdita dei propri cari storicamente in Sicilia viene “esorcizzato” trasformando la ricorrenza del giorno della commemorazione dei defunti in una festa soprattutto per i bambini. Una ricorrenza per lasciare un “dolce ricordo” ai più piccoli.
Tra le tradizioni (ancora in parte utilizzate) legate a questa giornata c’è anche quella di preparare u’ cannistru siciliano, un cesto pieno di diversi dolci tipici siciliani che viene regalato per questa ricorrenza.
Secondo la tradizione la notte tra l’1 ed il 2 Novembre i defunti fanno trovare ai più piccoli un cesto pieno di dolci insieme a dei giocattoli molto attesi.
Nel “cesto dei morti” preparato in casa (o acquistato in qualche pasticceria) non possono mancare i Pupi di Zucchero (pupi a cena o pupacena – nella foto), la frutta martorana (storia e origini), i vari dolcetti come Tetù e teio, Ossa di Morto, Taralli, Reginelle, Rame di Napoli preparati per la giornata (cosa si mangia per il giorno dei morti in Sicilia?).
E poi ancora la frutta secca di stagione (noci, mandorle, nocciole), le castagne, i fichi secchi, i datteri e anche i melograni. Soprattutto nel palermitano non può mancare anche “ù scacciu” (lo scaccio), il classico mix di calia (ceci tostati) e simenza (semi di zucca) insieme a castagne e carrube secche, fave tostate e pistacchi.
Nel racconto popolare secondo l’antica tradizione inoltre non poteva mancare “a murtidda”, una bacca del mirto nero che aveva anche un valore spirituale affettivo verso i cari defunti.
Lo scrittore Andrea Camilleri nei suoi ricordi d’infanzia de Il giorno dei Morti in Sicilia sul rito del cannistru siciliano diceva:
“Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio”.