Cosa si mangia per il giorno dei morti in Sicilia
Andiamo a scoprire cosa si mangia per il giorno dei morti in Sicilia, una festività dalle antiche origini molto sentita dai siciliani che ricordano i cari regalando un sorriso e dei regali ai più piccoli.
Per il giorno dei morti per quanto riguarda il salato non esiste un vero è proprio menu dettagliato come per Natale e Pasqua ma ci sono dei piatti che soprattutto in alcune zone dell’isola vengono preparati per l’occasione, mentre per i dolci ci sono dei grandi classici della pasticceria siciliana.
Le tradizioni, le usanze e un menu di cosa si mangia per il giorno dei morti in Sicilia
Durante l’anno una delle festività più sentite dai siciliani è sicuramente il giorno della cosiddetta “festa dei morti” (storia e origini); sì proprio una festa perché nella giornata di commemorazione dei defunti (2 novembre) tutti noi in Sicilia ricordiamo i nostri cari che non ci sono più in un modo particolare, facendo vivere il ricordo anche ai bambini. Per i più piccoli, infatti, non mancano regali e dolci per mantenere vivo il ricordo e allontanare le paure (il giorno dei morti secondo Andrea Camilleri).
In cucina i protagonisti di questa particolare festa sono proprio i dolci, tante le preparazioni tipiche siciliane che non possono mancare sulle tavole come la Frutta Martorana, i Pupi di Zucchero, i caratteristici biscotti denominati “ossa dei morti” e tanti altri (i dolci tipici siciliani della festa dei morti) che tradizionalmente andavano messi dentro u’ cannistru siciliano (che cos’è).
In queste righe però ci vogliamo occupare del salato che vede dei piatti preparati specialmente per questo giorno. Non sono tanti e non esiste un menu completo ma ci sono due-tre preparazioni che tradizionalmente venivano consumate insieme alla tavola imbandita di dolci.
Tra le cose che si mangiano per il giorno dei morti in Sicilia non possono mancare i legumi, soprattutto la zuppa di ceci e le fave che secondo la tradizione custodiscono le anime dei defunti. Tra i piatti tipici siciliani realizzati con le fave si prepara il “macco di fave” (preparato anche per la festa di San Giuseppe), un’antica ricetta a base di crema di fave secche, finocchietto selvatico e anche verdure varie (dipende dalle zone).
Sempre per la stessa motivazione con questo legume in alcune zone della Sicilia per l’occasione si preparano i favi a cunigghiu (fave a coniglio), chiamate anche in alcune zone favi’n quasuni, delle fave bollite con dell’aglio e condite con olio, sale e pepe. Si chiamano fave a coniglio perché vengono mangiate con le mani tagliando la buccia con i denti come i conigli.
Tra gli aneddoti, oltre a mangiarle, si racconta che il padre di famiglia le lanciava a terra per allontanare le anime dei defunti. In alcune parti della Sicilia le fave si accompagnano al cosiddetto “armuzzi”, un particolare pane realizzato a forma di tronco di persona con le mani sul petto che rappresenta le anime del purgatorio.
A Palermo e in provincia per la festa dei morti si mangia una pagnotta chiamata muffoletta (muffuletta), realizzata con semi di sesamo, che viene condita rigorosamente appena sfornata con filetti di acciuga, formaggio primo sale, olio, pepe e origano. Secondo la tradizione era il pranzo dell’epoca di molte famiglie che per andare a visitare i cari defunti nei cimiteri lontani dai centri abitati si portavano la muffoletta per non tornare indietro a casa a pranzare.
Per certi versi si rifà ad una versione del pane cunzato siciliano senza pomodori. La muffuletta è presente in altre versioni come nell’agrigentino a Licata con un impasto arricchito di semi di finocchio, anice (cimino), cannella e pepe e un nome in versione maschile (muffulettu).
Per concludere tra le usanze di cosa si mangia per il giorno dei morti in Sicilia c’è la frutta con il mirto nero e bianco (murtidda nivura e bianca).
“Credo non possa esserci un popolo senza memoria delle proprie tradizioni. Le tradizioni si modificano ma è fondamentale continuare a conservarle, in qualche modo, perché in un’epoca come la nostra, che è un’epoca di mutamenti, l’unico modo per non avere paura di tutto ciò che sta avvenendo, è sapere chi sei, senza bisogno di dirlo, di proclamarlo. Ma se sai chi sei, con le tue tradizioni, non perderai mai la tua identità.” Andrea Camilleri