Cosa vedere a Caltagirone: la guida sui luoghi da visitare
Caltagirone è una città di circa 40 mila abitanti che sorge su tre colline dei Monti Erei, assumendo una forma che somiglia ad un anfiteatro. L’antico centro storico, posto a 608 metri s.l.m., fino al primo dopoguerra era l’unico insediamento urbano; ad oggi la città si estende comprendendo le frazioni di Piano San Paolo, Granieri e Santo Pietro nei pressi della Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro.
La città, oltre a essere conosciuta in tutto il mondo per l’arte della ceramica, fa parte della lista dei beni iscritti al Patrimonio dell’Unesco insieme alle altre città del Val di Noto (tutti i siti).
- Storia e origini della città di Caltagirone
- Caltagirone: la guida sui luoghi da vedere e visitare nella città della ceramica
- Cosa vedere a Caltagirone: il ponte di S. Francesco, il museo civico e la Cattedrale di San Giuliano
- Cosa visitare a Caltagirone: la centrale piazza del Municipio
- Cosa visitare a Caltagirone: le chiese in via Luigi Sturzo
- Cosa vedere a Caltagirone: la Scalinata di Santa Maria del Monte e la chiesa
- Cosa visitare a Caltagirone: la Basilica di San Giacomo
- Altri luoghi da visitare a Caltagirone: Villa Patti e la chiesa di Santa Maria di Gesù
- Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro e il museo Naturalistico di Caltagirone
Storia e origini della città di Caltagirone
Vari studi e campagne di scavi hanno confermato che l’area in cui sorge l’attuale Caltagirone è stata abitata sin dal periodo della preistoria. In molte aree della città, come ad esempio le zone archeologiche di S. Ippolito, contrada degli Angeli e la necropoli di contrada Montagna, sono stati rinvenute varie testimonianze che confermano l’esistenza di insediamenti sin dall‘età neolitica e dalla successiva età del Bronzo.
Caltagirone conserva poche testimonianze del periodo greco e di quello romano, mentre l’esistenza del castello è già appurata nel periodo arabo. Nel 1030 il castello venne espugnato dai Genovesi, un gruppo formato da una colonia di liguri che liberarono la città dall’invasione araba. Nel 1090 ci fu la conquista da parte dei normanni guidati dal conte Ruggero. Proprio in questa epoca Caltagirone vive il suo miglior momento con una crescita economica guidata dall’arte della ceramica. Lo sviluppo del territorio prosegue nei secoli successivi sotto la dominazione degli Svevi fino al terremoto del 1693 che colpì il Val di Noto e che, anche a Caltagirone, distrusse buona parte del territorio. La città calatina, tuttavia, è riuscita in parte a conservare alcune testimonianze dell’impianto urbano dei precedenti periodi risalenti all’epoca medievale e rinascimentale.
La ricostruzione del centro urbano è stata guidata da alcuni celebri architetti dell’epoca che hanno dato nuova linfa al centro calatino, così come in tutto il Val di Noto.
Caltagirone: la guida sui luoghi da vedere e visitare nella città della ceramica
Il nostro giro turistico tra i monumenti e le chiese di Caltagirone inizia dalla via Roma, antica via Carolina, l’arteria che divide la parte nuova della città da quella storica, segnalando subito il vasto giardino pubblico progettato intorno alla metà del XIX secolo dall’architetto palermitano Giovan Battista Filippo Basile, padre di Ernesto, uno dei massimi esponenti del liberty siciliano.
Nel giardino pubblico, oltre alla ricca vegetazione, sono visibili alcune riproduzioni di artisti locali di vasi in terracotta istoriati con scene di vita quotidiana e di 4 statue femminili che rappresentano le 4 stagioni, quest’ultime eseguite dal ceramista Pino Romano. Queste riproduzioni hanno sostituito gli originali eseguiti dallo scultore calatino Giacomo Bongiovanni intorno al XIX secolo che ora sono esposte all’interno di Villa Patti.
Nel giardino sono visibili anche una monumentale fontana risalente al XVI secolo eseguita da Camillo Camilliani e delle balaustre in terracotta decorate da motivi floreali in stile liberty appartenenti alla bottega di Enrico Vella. Arrivati nel piazzale della villa si nota un palco della musica di stile moresco eretto intorno al 1950 in sostituzione di una precedente struttura in legno. Il palchetto, progettato dal geometra Salvatore Montalto, è stato arricchito da alcune decorazioni in ceramica eseguite da Antonino Ragona.
Alla Villa comunale si accede sia da via Roma (ingresso principale) che dal cosiddetto belvedere del Teatrino, una scalinata posta su un punto panoramico che regala un’incantevole visuale della città. Il progetto è stato eseguito dall’architetto siracusano Natale Bonaiuto nel 1792, prima dell’esecuzione del giardino comunale. La suggestiva scalinata presenta delle arcate terminali e delle ricche decorazioni con mattonelle in ceramica del Settecento eseguite da artisti locali. L’affascinante struttura del Teatrino precede l’ingresso al Museo Regionale della Ceramica, uno dei più importanti d’Italia, che ospita un’estesa raccolta di reperti di produzione di ceramica risalenti sin dal primo periodo della civiltà di Castelluccio nella preistoria fino alle ultime produzioni della ceramica siciliana e della maiolica calatina dal XVII al XIX secolo.
Su via Roma, sulla destra, si scorgono una terrazza e un portale decorati da ceramiche policrome del’700 appartenenti alla casa del maiolicaro Benedetto Ventimiglia, uno dei più importanti ceramisti calatini. Subito dopo svoltiamo a destra sulla via S. Pietro in direzione dell’omonima chiesa da poco riaperta al culto. La chiesa di San Pietro è di epoca relativamente recente, infatti, è stata costruita nella seconda parte del XIX secolo rifacendosi ad uno stile neogotico. Il prospetto è composto da due torri campanarie che racchiudono la parte centrale che presenta un arco a sesto acuto posto all’interno di un arco a tutto sesto. All’interno di questo inusuale doppio arco è visibile la porta di ingresso della chiesa che riporta dei pannelli in bronzo, realizzati da G. Angelico, in cui sono scolpiti degli episodi della vita di San Pietro. Le torri sono divise in quattro ordini e riportano delle pregevoli decorazioni di tasselli di maiolica policroma a bugnato eseguiti dal ceramista calatino Giacomo Arcidiacono. In alto, sulla torre di sinistra, è posizionato un orologio, mentre sulla torre di destra è visibile un bassorilievo con la tiara e delle chiavi incrociate. All’interno da segnalare la presenza di un ciclo di affreschi di Giuseppe Vaccaro, visibili nella volta a botte sempre dedicati a S. Pietro; in particolare si notano il Cristo che consegna le chiavi del Regno a Pietro, il miracolo di Pietro e Giovanni che guariscono uno storpio, la prigionia di Pietro e la sua crocifissione. La chiesa, tra dipinti e statue del secolo scorso, custodisce anche una statua dell’Ecce Homo del XVIII secolo attribuita a Angelo Mirasole e l’imponente statua di S. Pietro che viene portata in processione la Domenica di Pasqua.
Torniamo sull’asse principale di via Roma, quindi in piazza Guglielmo Marconi, in cui incontriamo la chiesa di S. Francesco di Paola, annessa all’ospedale Umberto I ospitato nei locali dell’ex convento. La chiesa, edificata nel 1593 come completamento dell’opera di rifacimento della chiesetta di Sant’Antonio abate e dell’annesso convento, ha resistito al forte terremoto del Val di Noto del 1693 riportando pochi danni alla struttura. La facciata gaginesca si presenta molto sobria con un portale d’ingresso composto da due semplici colonne che sorreggono un architrave spezzato; sul fianco sinistro dell’edificio da segnalare un notevole portale con in alto una nicchia che riporta la figura del Santo da Paola e la data 1625 “riadattato” come cornice per un pannello in maiolica in cui è ritratta la traversata miracolosa di S. Francesco da Paola dello Stretto di Messina. Gli interni nel corso dei secoli hanno subito vari rifacimenti che hanno modificato la struttura originale. La chiesa custodisce una tela ad olio di S. Vincenzo de’ Paoli di Francesco Vaccaro del 1870, proveniente dalla chiesa di S. Orsola; la tela ad olio di S. Antonio abate, ornata di colonne tortili ed angeli di marmo, di don Antonio Balistreri del 1733, ed, inoltre, due reliquiari, uno con Crocifisso e l’altro con statuetta di S. Giovanni di Dio.
Proseguiamo il nostro cammino su via Roma incontrando sulla destra un belvedere rivolto verso i monti e le vallate denominato “tondo vecchio”. Un caratteristico punto panoramico che prende la forma di una cavea di un teatro, progettato dall’architetto Francesco Battaglia nel 1776 in onore della costruzione della via Carolina (l’odierna via Roma) per volere di re Ferdinando III.
Poco più avanti ci troviamo di fronte alla chiesa di S. Francesco d’Assisi, meglio conosciuta come chiesa dell’Immacolata, eretta la prima volta all’incirca nel 1230 (varie fonti riportano l’anno 1236) da uno dei più devoti seguaci di San Francesco, il Beato Riccardo. Pur essendo stato colpito prima dal disastroso terremoto del 1693 e successivamente dai bombardamenti del 1943, l’edificio conserva ancora tracce del suo antico passato. La splendida facciata barocca del XVIII secolo è strutturata in due ordini in cui delle possenti colonne la dividono in quattro quadrati adornati da sculture in altorilievo che si rifanno alla simbologia mariana, mentre sopra l’ingresso è collocata una statua dell’Immacolata. All’interno sono custodite alcune tele attribuite ai fratelli Francesco e Giuseppe Vaccaro (“S. Girolamo”, “S. Antonio da Padova”, “S. Francesco d’Assisi”, “L’Addolorata”), mentre nella sagrestia si intravedono alcune forme della precedente struttura in stile gotico.
La chiesa fa parte del complesso Monumentale dei Frati Minori Conventuali il quale comprende un notevole chiostro, all’interno del quale segnaliamo un arco gotico sormontato da una finestra scolpita del XIV sec.; un lavabo di marmo del XIV sec.; la Cappella del seminario realizzata in stile neogotico e affrescata nei primi anni del XX secolo; il museo Diocesano, con una serie di preziosi oggetti sacri di oreficeria e una raccolta di dipinti tra cui la tavola della Trinità del XV secolo di scuola fiamminga attribuita a Vrancke van der Stockt.
Cosa vedere a Caltagirone: il ponte di S. Francesco, il museo civico e la Cattedrale di San Giuliano
La nostra visita continua su via Roma percorrendo il ponte di S. Francesco, opera composta da cinque arcate risalente al XVII secolo costruita per collegare due delle tre colline in cui si sviluppa il centro calatino. Il ponte è decorato da ceramiche in rilievo eseguite da artisti locali.
Oltrepassato il ponte giungiamo nei pressi della chiesa di S. Agata, un tempo sede della confraternita dei Ceramisti, eretta nel XVII secolo ma restaurata nel secolo successivo su progetto dell’architetto siracusano Natale Bonaiuto. Nel prospetto esterno da notare le tre arcate della cella campanaria che riportano delle decorazioni di maioliche. L’interno, composto da una navata, presenta un ciclo di decorazioni in stucchi. La chiesa è situata affianco all’ex carcere Borbonico, una struttura a pianta quadrata progettata sempre da Natale Bonaiuto nel 1782 in sostituzione del vecchio Castello arabo-normanno di Caltagirone (parzialmente adibito a carcere), demolito poi dal terremoto. L‘edificio rappresenta uno dei pochi esempi di architettura carceraria di grande impatto, con una facciata caratterizzata da un unico ordine di lesene ioniche che prendono il via da uno zoccolo a forma di bugnato. La struttura rimase destinata a carcere fino al 1890; fu successivamente adibita a monte di pietà, subendo gravi manomissioni; infine è diventato sede del Museo Civico al Carcere Borbonico la cui fondazione ufficiale, nel 1914, si fa risalire all’opera di don Luigi Sturzo. Il Museo è uno dei più importanti della provincia di Catania e luogo di storia e arte a Caltagirone; al suo interno sono esposti reperti archeologici preistorici e di età greco-romana, una raccolta di monete, epigrafi tombali, sculture, ceramiche risalenti dal XV secolo in poi, il fercolo di S. Giacomo opera di Scipione Di Guido di fine XVI secolo, oltre ad una pinacoteca dotata di dipinti di ottima fattura dal XVII secolo fino al XX secolo e una ragguardevole raccolta di documenti storici.
Proseguendo su via Roma, sulla destra, arriviamo in piazza Umberto I in cui sono presenti alcuni edifici storici di un certo pregio, tra i quali risalta l’antico Monte delle Prestanze (o Monte di Pietà), oggi sede del Banco di Sicilia; si tratta un edificio eseguito da Natale Bonaiuto nel 1783 (anche se il secondo piano è stato aggiunto nel’900) in stile neoclassico con un prospetto che si distingue per la presenza di 6 colonne con capitelli corinzi intervallate da 5 eleganti finestre finemente decorate. Sulla stessa piazza, degni di nota anche il Palazzo Crescimanno d’Albafiorita risalente al ‘700 e il Palazzo Libertini di San Marco, anch’esso costruito dopo il terremoto, che all’interno presenta delle stanze affrescate e decorate ed ospita delle sale espositive appartenenti ai musei civici di Caltagirone.
Altro monumento che si erge in questa piazza è la Cattedrale di S. Giuliano, eretta originariamente nel periodo normanno, nuovamente edificata tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo dall’architetto messinese Simone Gullì e più volte restaurata e modificata a seguito degli eventi sismici. Il prospetto attuale è stato ricostruito agli inizi del XX secolo in un inusuale stile liberty floreale per i luoghi di culto. L’assetto della chiesa è diviso in due ordini, da dietro spicca la cupola rivestita di ceramica, mentre a lato non si può non notare la torre campanaria che tocca i 48 metri di altezza.
L’interno del Duomo, a croce latina con tre navate divise da pilasti, presenta una volta affrescata dal pittore Giuseppe Vaccaro nel 1862 in cui sono rappresentati alcuni momenti del passaggio dal vecchio al nuovo testamento, tra cui segnaliamo il riquadro dedicato all’Ultima Cena (nel presbiterio) e quello di Cristo che consegna le chiavi a San Pietro (nel transetto sinistro). Per quanto riguarda le altre opere sono visibili una statua della Madonna col Bambino, datata 1594 e attribuita ad un seguace della scuola gaginiana; una via Crucis in ceramica monocroma eseguita da Gaetano Angelico; la statua dell’Addolorata (di Vincenzo Nigido), una scultura del Cristo morto (di Giuseppe Vaccaro) e l’Urna (di Giuseppe Polizzi), opere realizzate intorno alla metà del XIX secolo che vengono portate in processione durante i riti della Settimana Santa. Di notevole pregio anche il coro ligneo barocco posizionato nell’aula capitolare e proveniente dalla chiesa di S. Bonaventura.
Proseguiamo la nostra visita percorrendo via Duomo, in cui sulla sinistra si nota l’elegante edificio della Corte Capitaniale di epoca rinascimentale che in passato ospitava la sede del Capitano di Giustizia. Il palazzo originario del ’600, costruito per mano di Antonuzzo Gagini, mostra una serie di portali e finestre eseguiti dallo stesso Antonuzzo e dal figlio Giandomenico. La Corte Capitaniale intorno alla metà del XIX secolo è stata modificata da Giambattista Nicastro nel progetto di interventi legati alla viabilità cittadina con cui è stata eliminata una parte (ed allungata la parte posteriore) per allargare il corso Vittorio Emanuele.
Cosa visitare a Caltagirone: la centrale piazza del Municipio
Seguendo su via Duomo arriviamo in piazza del Municipio, in passato chiamata anche piano dei Nobili o della Loggia. La piazza rappresenta il centro nevralgico di Caltagirone, da qui dalle varie traverse si possono raggiungere i principali monumenti della città. In questa piazza ha sede l’ex palazzo di Pompeo Interlandi principe di Bellaprima o Palazzo dell’Aquila, oggi sede del Municipio, riadattato verso la fine del XIX secolo in uno stile neoclassico nella facciata, mentre il retro presenta uno stile liberty. Sempre in questa piazza si affaccia l’ex palazzo Senatorio risalente alla fine del XV secolo, seppur più volte ricostruito e riadattato; nel XIX secolo venne trasformato nel Teatro Comunale Garibaldi, mentre oggi (dopo decenni di declino) è stato recuperato e ospita la Galleria Luigi Sturzo. All’interno sono visibili alcuni splendidi pannelli in ceramica di artisti locali. Altro edificio storico da segnalare è il palazzo Gravina-Pace, risalente al XVII secolo, anch’esso modificato nel secolo successivo seguendo l’onda dello stile barocco con una serie di decorativi mensoloni posti sotto il lungo balcone che si rifanno alle tipiche figure di quell’era artistica come sirene, mostri e altri animali fantastici.
All’arrivo in questa piazza l’attenzione sarà catturata dal monumento principe che avrete di fronte, ma prima di concentrarci sul luogo simbolo di Caltagirone, possiamo compiere alcune deviazioni del percorso per ammirare altre chiese e monumenti (sempre se avete tempo a disposizione). Infatti, da piazza del Municipio, invece di proseguire direttamente verso l’affascinante scalinata, torniamo indietro percorrendo un tratto del corso Principe Amedeo di Savoia e quindi sulla sinistra la discesa del Collegio, situata pochi metri prima della piazza. Attraverso questa strada di fronte a noi si presenta la chiesa del Gesù annessa al complesso Gesuitico. L’imponente struttura del Collegio, risalente al XVI secolo, ha ospitato una sede universitaria fino ai primi anni del XIX secolo. Si possono notare i due portali esterni di ottima fattura da cui si accede ai due cortili, mentre all’interno da segnalare un notevole rilievo d’arte greca, datato intorno al VI secolo a.C., murato lungo lo scalone.
Eretta dai Gesuiti nel 1593, nel corso dei secoli ha subìto diversi rifacimenti e continui interventi di restauro a causa del terremoto del 1693 e, più recentemente, dei bombardamenti americani durante la seconda guerra mondiale, eventi che tuttavia non hanno intaccato tutta la sua bellezza. La facciata è in stile barocco ed è composta da due ordini divisi da una vistosa trabeazione. Nel primo ordine è visibile il rilevante portale composto da due coppie di piccole colonne sorrette da basamenti che riportano tipiche decorazioni barocche che continuano anche nella parte collocata sopra le colonne. Ai lati del portale sono presenti delle nicchie in cui sono collocate delle statue di Santi Gesuiti. Nel secondo ordine si nota un finestrone posto al centro con ai lati le statue di San Giuseppe e della Madonna col Bambino, mentre ai lati della facciata sono collocate le statue dei Santi Pietro e Paolo. L’interno della chiesa è ad un’unica navata con delle profonde cappelle, tra cui segnaliamo il ricco altare barocco di Sant’Ignazio di Loyola con delle pregevoli colonne tortili. Tra le opere d’arte che meritano una citazione ci sono una tavola in cui è rappresentata la Natività, risalente al XVI che viene attribuita a qualche seguace della scuola fiamminga; una lunetta (forse affresco) dell’Annunciazione, opera del XVI secolo di Antonio Catalano il Vecchio e un dipinto delle Pietà del 1607 del pittore Filippo Paladini.
Dalla chiesa è possibile proseguire verso la vicina discesa Verdumai in cui ha sede il Museo Teatro Stabile dei Pupi Siciliani che espone una storica collezione di oltre 120 pupi del periodo 1918-1920, di “chiavi di carretto”, cartelloni d’epoca, testi storici, armature, costumi e scenografie usate dalla compagnia dei Pupi di Caltagirone sin dai primi anni del’900.
Dietro al già citato complesso dei Gesuiti possiamo proseguire sulla via Cappuccini, svoltare a destra in via Cavallitti e continuare su via Maria Santi del Ponte in cui incontriamo l’omonimo Santuario legato ad una miracolosa apparizione della Madonna. Si narra, infatti, che il 15 agosto del 1572 alla fonte del rione Ponte apparve la Beata Vergine Maria, poi ritratta da un pittore locale. Il misterioso dipinto (di buona fattura) è ancora visibile ed è posto nel nuovo Santuario costruito in epoca recente in onore della figura della Santissima Maria del Ponte, nominata nel ‘700 Compatrona di Caltagirone. Nel Santuario, oltre allo storico dipinto, si conservano ancora l’antica fonte in cui avvenne l’apparizione e un dipinto che rievoca la scena, eseguito dell’artista calatino Antonino Ragona.
Tornando sulla via dei Cappuccini, dopo circa 500 metri, arriviamo nel pressi dell’antico convento dell’Ordine francescano dei minori Cappuccini e dell’annessa Chiesa dedicata alla Madonna dell’Odigitria (titolo dato dall’Oriente cristiano alla Madonna, che significa “guida del cammino, colei che indica la via”), miracolosamente sopravvissuti al disastroso terremoto del 1693. L’esterno sobrio è caratterizzato dalla presenza di un elegante portale in pietra bianca, mentre l’interno custodisce notevoli preziosità: nella cappella a sinistra sono visibili un pregevole reliquiario ligneo del 1642 che racchiude le reliquie raccolte per il mondo dal frate Beato Innocenzo e dei dipinti di fra’ Semplice da Verona del 1647, tra cui una significativa Pietà; sopra l’altare maggiore, contraddistinto da un tabernacolo in legno di noce intarsiato e scolpito (XVII secolo), si impone un trittico in cui sono raffigurate la Madonna dell’Odigitria, l’Adorazione dei Magi e le Sante Chiara, Lucia e Agata, opera eseguita da Filippo Paladini nel 1604.
Ricavato nella struttura del convento dei Cappuccini, nei pressi della sagrestia, è ospitato un museo che offre la possibilità di ammirare opere di pregio: paramenti, argenterie, arredi e vari oggetti sacri, oltre ad una Pinacoteca con dipinti e altri reperti datati tra il XVI e il XX secolo. Sempre presso il Convento dei Cappuccini, all’interno di una cripta cinquecentesca, è possibile visitare un Presepe Monumentale con sculture in terracotta donate da artisti locali che raccontano alcuni momenti dall’Annunciazione alla Risurrezione di Cristo.
Cosa visitare a Caltagirone: le chiese in via Luigi Sturzo
Il nostro giro tra i luoghi da visitare a Caltagirone prosegue tornando indietro in piazza del Municipio da cui, prima di salire per la Scalinata di Santa Maria del Monte, è possibile effettuare un’altra deviazione percorrendo la via Luigi Sturzo. In questa via sorgono numerosi luoghi di culto, infatti, dopo pochi metri ci troviamo dinanzi alla chiesa del Purgatorio, chiamata anche con il nome di Santa Maria degli Angeli, eretta inizialmente durante il XVI secolo ma più volte ricostruita. Il prospetto attuale, molto austero, è dei primi anni del XIX secolo. La chiesa presenta un sobrio portale all’esterno, mentre all’interno si segnalano alcuni altari marmorei con dei dipinti ottocenteschi eseguiti dai fratelli Vaccaro.
Poco distante, nella via S. Giovanni Bosco sorge la chiesa di Santa Chiara e Santa Rita, il cui prospetto attuale risale al periodo post-terremoto. Il progetto della ricostruzione nelle forme attuali è attribuito a Rosario Gagliardi; la chiesa, infatti, presenta una tipica facciata concava, molto frequente nelle opere dell’architetto siracusano, con un portale d’ingresso e un finestrone che riportano delle decorazioni barocche. All’interno da segnalare il pavimento in maiolica del secolo scorso e le gelosie che testimoniano la presenza di suore di clausura. In passato, infatti, annessa alla chiesa era presente il Monastero delle Clarisse che nel 1907 è stato sostituito dall’ex officina elettrica, edificio in stile liberty costruito su progetto dell’architetto palermitano Ernesto Basile.
Torniamo su via Luigi Sturzo proseguendo fino ad incontrare due chiese che si trovano quasi una in fronte all’altra. Iniziamo descrivendo la chiesa del Santissimo Salvatore, appartenente all’ex Monastero delle Benedettine, anch’essa ricostruita nelle forme attuali dopo il terremoto del 1693. La chiesa, il cui progetto è di attribuzione incerta, è composta da due ordini con un portale barocco e con una cella campanaria a cinque luci. L’interno, decorato da un notevole ciclo di stucchi, custodisce una statua della Madonna col Bambino del 1532, attribuita al celebre Antonello Gagini e il Mausoleo con le spoglie di Don Luigi Sturzo, eseguito da Ugo Tacchi nel 1962.
Di fronte è posta l’ex chiesa di S. Domenico, chiamata anche del Rosario, che presenta una particolare facciata composta nel primo ordine da 4 colonne che sorreggono una trabeazione tendente ad una forma convessa, nel secondo da un finestrone posto in mezzo ad altre due colonne, mentre in alto in mezzo al timpano sono collocati due campanili gemelli. Attualmente la chiesa ospita l’Auditorium ma conserva ugualmente i resti di un importante pavimento in maiolica eseguito da Ignazio Campoccia del 1802 e anche una statua della Madonna del Rosario, opera del 1542 di Antonino Gagini.
Proseguiamo verso il fondo di via L. Sturzo in cui segnaliamo la presenza dell’ex Ospedale delle donne, un edificio del tardo ‘700 (anche se già presente in altre forme prima del terremoto) in cui è ospitato il MACC, il Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone in cui è possibile ammirare le opere dello scultore calatino Gianni Ballarò (donate dalla moglie) e di altri artisti contemporanei.
Alla fine di via L. Sturzo giungiamo nei pressi della chiesa di S. Giorgio. Il prospetto attuale è del XVIII secolo, anche se già intorno all’XI secolo nel luogo era presente una chiesa edificata dai Genovesi per festeggiare la liberazione della città. Della parte dell’edificio antecedente il terremoto di fine XVII secolo si conserva il portale d’ingresso finemente lavorato. Tra le opere d’arte custodite da questa chiesa menzioniamo un’edicola marmorea, un’acquasantiera datata 1552 e, sull’altare maggiore, un Crocifisso ligneo del XV-XVI secolo.
Cosa vedere a Caltagirone: la Scalinata di Santa Maria del Monte e la chiesa
Torniamo indietro nuovamente in piazza del Municipio da cui, invece di effettuare le deviazioni citate, possiamo dirigerci verso l’affascinante Scalinata di Santa Maria del Monte.
Poco prima, ai piedi della scalinata, è visibile la chiesa di San Giuseppe eretta nel XVIII secolo su progetto attribuito a Rosario Gagliardi. La chiesa presenta un’inusuale (per la Sicilia) pianta centrica con il prospetto abbellito da due piccole torri campanili posti ai lati dell’edificio. La chiesa custodisce alcune opere tra cui segnaliamo le tele che ritraggono “San Raffaele e Tobia”, “S. Benedetto” e “La Madonna di Loreto”, eseguite dai fratelli Giuseppe e Francesco Vaccaro nel corso del XIX secolo.
Dopo questa ulteriore parentesi possiamo concentrarci sul monumento più conosciuto di Caltagirone, ossia l’incantevole Scalinata di Santa Maria del Monte, simbolo del centro calatino. La scala è stata costruita nei primi anni del’600 su progetto dell’architetto palermitano Giuseppe Giacalone per collegare la parte alta della città con quella bassa che stava prendendo forma. La scala è stata decorata con delle tipiche maioliche di ceramica policroma eseguite dalle maestranze locali.
Il simbolo di Caltagirone, chiamato anche con il nome di Scala di San Giacomo (nei giorni della festa del Patrono il 24 e 25 luglio viene illuminata da migliaia di lumini creando uno spettacolo unico; mentre nel mese di maggio per la Madonna di Conadomini avviene l’infiorata), si sviluppa su 142 gradini per una lunghezza che sfiora i 130 metri. Nella prima versione la scalinata si presentava in rampe, intervallate l’una dall’altra da delle piccole piazzette. Nel 1844, su ulteriore progetto dell’architetto Salvatore Marino, si decise di creare un corpo unico, modificando la prima versione e creando una scala rettilinea nelle forme ancora visibili. Nel 1956 sono state aggiunte le meravigliose decorazioni in maiolica policroma che riprendono i vari motivi geometrici, floreali e figurativi usati dai ceramisti di Caltagirone dal X al XX secolo e raccolti sapientemente dall’artigiano Antonino Ragona.
La scalinata di Santa Maria del Monte, attraverso queste decorazioni, ripercorre tutti gli stili della storia dell’arte siciliana, come un ottimo manuale. Infatti, la scalinata può essere divisa in 10 settori (composto ognuno da 14 gradini), ognuno dei quali rappresenta un secolo dal X al XX secolo. Salendo su per la scalinata le decorazioni in ceramica si rifanno agli stili di ogni secolo; settore dopo settore si possono notare dei riferimenti ai vari stili succedutesi nel corso di quei secoli come quello arabo, normanno, svevo, angioino-aragonese, chiaramontano, spagnolo, rinascimentale, barocco, settecentesco, ottocentesco, continuando fino a quello contemporaneo.
Una volta in cima alla scalinata, oltre a godere di una splendida vista su tutta Caltagirone, ci troviamo in un piazzale in cui sorge la chiesa di Santa Maria del Monte, presente sin dal XII secolo, anche se ricostruita nel 1542 e dopo il terremoto che colpì l’area del Val di Noto. Il prospetto attuale è del ’700 ed è stato progettato dall’architetto Francesco Battaglia, mentre il campanile è stato realizzato da Natale Bonaiuto su progetto di Venanzio Marvuglia. La facciata ha uno stile sobrio ma allo stesso molto elegante nelle sue forme. L’interno, a tre navate, custodisce una statua della Madonna col Bambino di scuola gaginesca, una statua di Cristo alla colonna del XVI secolo. Sulla volta della navata centrale sono visibili degli affreschi in cui sono ritratte delle figure femminili dell’Antico Testamento, realizzati nel corso dell’Ottocento dai fratelli Vaccaro. In questa chiesa è molto venerata la figura della Madonna di Conadomini, infatti sull’altare maggiore possiamo ammirare la tavola che ritrae la Madonna seduta con il Bambino in braccio. La stessa tavola presenta sul retro un dipinto che ritrae il Cristo morto che si erge dal sepolcro. L’opera, di autore ignoto, è datata intorno al XIII secolo e si ispira allo stile della scuola bizantina.
Sul piazzale della chiesa da segnalare anche il mosaico in ceramica maiolica policroma, eseguito da Antonino Ragona, in cui è rappresentata la scena della “Conduzione della Campana di Altavilla a Caltagirone”, strappata ai musulmani dalla rocca di Judica dal conte normanno Ruggero e posta nella chiesa di Santa Maria del Monte.
Nella parte alta della città, seguendo sulla via ex Matrice, arriviamo nei pressi della Torre di San Gregorio che, divisa in 6 ordini, raggiunge circa 30 metri di altezza. La torre faceva parte del campanile dell’ex monastero delle benedettine. Nei pressi da segnalare il prestigioso Istituto d’arte della Ceramica, fondato da Don Luigi Sturzo nel 1918 per tramandare l’arte della ceramica fino ai giorni nostri in un momento in cui la tradizione della lavorazione della ceramica rischiava di scomparire.
Cosa visitare a Caltagirone: la Basilica di San Giacomo
Torniamo sul piazzale della scalinata e scendiamo i 142 gradini; una volta arrivati alla fine proseguiamo verso destra in via Bonaventura (o per il Corso Vittorio Emanuele) per visitare gli ulteriori monumenti che abbelliscono il centro calatino.
Su questa via, dopo aver superato alcuni storici edifici, come il palazzo Taranto, il palazzo Spadaro e il palazzo Secusio, arriviamo sul largo della Croce in cui sorge la chiesa di San Bonaventura appartenente al convento dei Frati Minori Osservanti. La chiesa, risalente al XVIII secolo, presenta una facciata semplice con un fine portale con architrave spezzato. La struttura interna, composta da cappelle laterali intercomunicanti, invece è ricca di decorazioni barocche con affreschi, stucchi, altari in marmo policromi e dipinti che abbelliscono i vari altari. Gli affreschi che decorano gli interni sono datati intorno al XVIII secolo e attribuiti al pittore acese Pietro Paolo Vasta o qualche suo allievo. Tra le altre opere segnaliamo una piccola statua marmorea di una Madonna, attribuita alla scuola gaginiana, e un Crocifisso di Fra’ Umile da Petralia del XVII secolo.
Andiamo avanti su via Trigona che ci conduce nei pressi della Basilica di San Giacomo, intitolata al Patrono di Caltagirone. La chiesa è presente sin dall’epoca normanna, infatti, la storia vuole che fu il conte Ruggero a costruirla nel 1090 dopo la vittoria sui Saraceni, così come viene riportato in una epigrafe latina posta all’interno in fondo alla navata destra. Il prospetto attuale però è frutto della ricostruzione avvenuta dopo il terremoto del 1693 e di altri restauri a seguito dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Lo stile della facciata della chiesa è barocco, anche se presenta delle forme meno pompose. Nel primo ordine sono presenti due possenti colonne poste in mezzo alla porta di ingresso in bronzo realizzata recentemente, mentre nel secondo ordine, ai lati del finestrone centrale, sono visibili delle spirali finemente lavorate. Alla fine del XIX secolo è stato aggiunto un campanile con le statue in terracotta dei 4 evangelisti.
La chiesa intitolata al Santo Patrono al suo interno custodisce numerose opere attribuite alla celebre famiglia di scultori dei Gagini e a qualche allievo, molto attivi in Sicilia nel XV e nel XVI secolo. Tra le opere da ammirare troviamo lo stemma in marmo della città di Caltagirone eseguito da Gian Domenico Gagini; il portale in pietra policroma dell’Aula capitolare arricchito da un medaglione in marmo in cui è rappresentata l’Annunciazione, opera attribuita a qualche allievo dei Gagini; l’arcata in pietra intagliata e policroma collocata nella Cappella del Sacramento e il portale delle reliquie, opere eseguite da Antonuzzo Gagini, figlio di Gian Domenico; l’Arca della Reliquia del braccio del Patrono S. Giacomo, chiamata comunemente Cassa argentea, l’opera di argenteria più grandiosa dell’intera città eseguita da Nibilio Gagini, dal figlio Antonello e altri maestri argentieri. Oltre alle opere attribuite ai Gagini possiamo ammirare la statua di S. Giacomo, risalente al 1518 ed eseguita da Vincenzo Archifel, l’artista che costruì il fercolo di Sant’Agata; un bassorilievo eseguito dallo scultore calatino Giacomo Bongiovanni intorno al XIX secolo; la reliquia e la statua settecentesca della Beata Lucia. Concludiamo segnalando nel presbiterio i dipinti che raffigurano il Martirio di S. Giacomo e la Madonna dell’Odigitria, opera di Filippo Paladini nel XVIII secolo.
Torniamo indietro su via Trigona per poi scendere sul Corso Vittorio Emanuele che ci riconduce in direzione piazza del Municipio. In questo corso, oltre alle varie attività commerciali, sono presenti una serie di edifici, come il palazzo delle Poste in stile liberty realizzato nel XX secolo dall’architetto calatino Saverio Fragapane.
Altri luoghi da visitare a Caltagirone: Villa Patti e la chiesa di Santa Maria di Gesù
Tra gli altri luoghi da visitare a Caltagirone segnaliamo il Museo Internazionale del Presepe, sito nel Largo S. Luigi, la Villa Patti e la chiesa di Santa Maria di Gesù situati entrambi nell’omonima via della chiesa. Per arrivarci torniamo nei pressi del museo Regionale delle Ceramiche (nostro punto di partenza) e percorriamo via Roma in direzione opposta rispetto al centro: dopo poche centinaia di metri giungiamo nei pressi del Museo Internazionale del Presepe “Collezione Luigi Colaleo”, collocato presso l’ex Biblioteca Comunale, opera di Ernesto Basile. L’edificio, restaurato dopo un lungo periodo di non uso, raccoglie oltre 1000 pezzi di notevole fattura eseguiti da vari artisti calatini dal XVIII secolo fino ai giorni nostri.
Proseguendo su via Santa Maria di Gesù, dopo circa 1 km, la strada ci conduce alla Villa Patti, un edificio in stile neogotico veneziano risalente al XIX secolo, che ospita il museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane con l’esposizione di ceramiche, dipinti, foto d’epoca, libri e terrecotte che ben descrivono e fanno rivivere la vita degli aristocratici dell’epoca.
Nei pressi della villa sorge anche la chiesa Santa Maria di Gesù, eretta la prima volta nel 1422 ma ampiamente restaurata nei primi anni del XVIII secolo da Natale Bonaiuto. All’esterno, sul lato sinistro della chiesa, da segnalare un portale ogivale, oltre al campanile a cuspide piramidale rivestito di mattonelle in maiolica policroma. All’interno dominano gli affreschi eseguiti da Bernardino Bongiovanni, che ritraggono alcuni Santi francescani, il soffitto ligneo a cassettoni e diversi altari laterali tra cui quello che ospita la statua in marmo alabastro della Madonna della Catena di Antonello Gagini (1538) inserita un apparato marmoreo eseguito da Francesco Battaglia. La statua, di fine bellezza, raffigura la Vergine Maria con in braccio Gesù Bambino che tiene in mano una colombina. Si racconta che la statua fu apprezzata da Caravaggio, di passaggio da Caltagirone, il quale esclamò: “Chi la vuol più bella vada in paradiso!”. Da non perdere neanche la visita del chiostro annesso alla chiesa, un angolo di pace e di serenità.
Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro e il museo Naturalistico di Caltagirone
La Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro si trova nei pressi della frazione di San Pietro, piccolo borgo a circa 20 km dal centro di Caltagirone, e si estende su un grande altopiano solcato da valloni in un’area immersa tra una ricca flora (soprattutto sughere, macchia mediterranea, gariga) e una fauna in cui sono presenti varie specie di animali. Molte tracce dell’intervento dell’uomo all’interno del bosco di Santo Pietro sono tutt’oggi visibili e di interessante valore storico, come i diversi Mulini e la chiesa di Santa Maria dell’Idria.
Il bosco di Santo Pietro di Caltagirone è stato istituito Riserva Naturale Orientata nel 1999 ed è stato affidato in gestione all’Azienda delle foreste demaniali. Al suo interno sono stati creati diversi percorsi naturalistici tutti relativamente facili che hanno inoltre la caratteristica di comprendere tutti i paesaggi, gli ecosistemi e gli ambienti presenti: sughereta, lecceta, zone umide e garighe. È possibile effettuare escursioni durante tutto l’anno, tuttavia restano consigliate la primavera, per la fioritura, e l’autunno, per gli splendidi colori del bosco.
Nella frazione di San Pietro è presente anche un museo Naturalistico con reperti, immagini, cartografie e una sezione geologica e una biologica dedicate alla riserva per far conoscere l’area e le caratteristiche del territorio.