Cosa vedere a Scicli: i monumenti e i posti da visitare
Scicli è una città di circa 25 mila abitanti, situata in provincia di Ragusa a metà tra le città di Modica e del capoluogo ibleo. Il centro della città si sviluppa sotto le pendici delle colline rocciose di S. Matteo, del Rosario e della Croce, ma il territorio di Scicli si estende anche verso la costa con alcune località molto conosciute come Sampieri e Donnalucata.
Scicli presenta un elegante centro storico ricco di elementi dell’architettura barocca che, insieme agli altri centri del Val di Noto (tutti i luoghi), dal 2002 è stato iscritto tra i siti Patrimonio Unesco.
Alcuni dei luoghi e dei monumenti in questione sono diventati noti al grande pubblico grazie alle riprese della serie tv del Commissario Montalbano (tutte le location) del maestro Andrea Camilleri.
- Storia e origini
- L’tinerario turistico per visitare Scicli
- Cosa vedere a Scicli: il Municipio sede del commissariato di Montalbano
- Cosa vedere a Scicli: il Palazzo Beneventano
- Le chiese di Scicli: S.Maria La Nova, chiesa Madre e chiesa S.Bartolomeo
- Cosa vedere a Scicli: il colle di San Matteo e della Croce
- Il mare e le spiagge di Scicli
- Feste e tradizioni della città di Scicli
Storia e origini del centro di Scicli
Il territorio in cui sorge il centro di Scicli è caratterizzato dalla presenza di vari torrenti, territori fertili e dalla posizione arroccata tra le pendici delle colline rocciose che proteggevano il territorio da attacchi vari, condizioni che hanno permesso da sempre all’uomo di abitarvi. Infatti, i primi ritrovamenti archeologici rinvenuti nella Grotta Maggiore (situata vicino all’Ospedale Busacca) testimoniano la presenza dell’uomo sin dal periodo dell‘Età del Rame (periodo Eneolitico – III-II millennio a.C.).
A Scicli sono presenti varie grotte e cave, come quelle di contrada Chiafura, in cui sono state ritrovate tracce di insediamenti rupestri risalenti all’età bizantina e medievale anche se non si esclude che quest’area fosse già abitata sin dal Neolitico. Durante il periodo romano fu nominata città “decumana” (ovvero città sottoposta al tributo della “decima” consistente nel pagamento di un decimo del raccolto); successivamente, durante la dominazione araba, ebbe una forte crescita dal punto di vista agricolo e commerciale.
Nel 1091 avvenne la liberazione da parte dei Normanni che scacciarono i Saraceni (con la battaglia avvenuta nella Piana dei Milici nel borgo di Donnalucata). Il periodo di massimo splendore fu durante la dominazione degli Aragonesi con l’annessione alla Contea di Modica. Il terremoto del 1693, anche a Scicli, portò morte e distruzione, in seguito al quale il centro storico fu ricostruito con chiese e palazzi contraddistinti dallo stile barocco, oggi attrazione di migliaia di turisti.
Cosa vedere a Scicli: la guida con l’itinerario turistico con i monumenti e i luoghi da visitare
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Iniziamo la nostra guida su cosa vedere a Scicli dalla via Francesco Mormino Penna, elegante strada del centro storico Patrimonio dell’Unesco che si distingue per la presenza di alcuni palazzi e chiese del XVII-XX secolo. Il primo luogo di interesse che incontriamo nel nostro itinerario turistico a Scicli è la chiesa di S. Teresa e l’annesso convento (XVII – XVIII secolo). La facciata della chiesa rettangolare presenta un bel portale d’ingresso, una particolare finestra quadrangolare quadribolata che prende le sembianze di un rosone e, in alto, un loggiato a tre arcate. All‘interno della chiesa sconsacrata sono custoditi pavimentazioni a lastre bianche e nere del 1757, stucchi in stile tardo-barocco e alcune tele tra cui quella dell’Estasi di S. Teresa, opera di Filippo Fangelli del 1698, collocata sull’altare centrale.
Sempre nella stessa via incontriamo la chiesa di S. Michele Arcangelo, una delle più antiche di Scicli ricostruita tra il XVII-XVIII secolo. La facciata presenta una forma leggermente convessa, maggiormente visibile nella parte centrale ed è suddivisa in tre ordini, tutti caratterizzati da lesene e colonne con capitelli corinzi. Nel primo ordine all’ingresso si apre un portale con lo stemma della confraternita di San Michele; nel secondo è visibile una finestra con una cornice decorata da ghirlande floreali, mentre il terzo ordine, che si rifà più allo stile neoclassico, apre alla cella campanaria e culmina con un timpano triangolare con decorazioni a rilievo. All’interno troviamo stucchi, pitture, sculture e decorazioni, realizzate nel XIX secolo, in sostituzione di quelle precedenti settecentesche.
Da segnalare anche l’apertura laterale della chiesa situata di fronte al Palazzo Spadaro (XVIII secolo), elegante struttura con ben 8 balconi che assembla elementi in stile tardo-barocco e rococò, come ad esempio le inferriate convesse progettate per consentire alle dame di affacciarsi dai balconi nonostante gli abiti sontuosi dell’epoca. Il portone è ricco di decorazioni con uno stemma della nobile famiglia Spadaro, rappresentato da un leone rampante. I balconi presenti sul retro del palazzo, che dà su via Spadaro, invece, presentano dei tipici mascheroni dell’arte barocca che rappresentano le figure di un giovane dalla folta chioma intento a mangiare un frutto, un vecchio vicino ad un quadrupede e ai lati due galli.
Questa struttura può essere visitata e all‘interno trovate stanze con decorazioni e arredi che si rifanno allo stile liberty, pavimenti in ceramica con le maioliche di Caltagirone, l’originale camera da letto con antico letto a baldacchino della famiglia Spadaro e alcuni dipinti del pittore siciliano Raffaele Scalia datati intorno al 1930, come ad esempio i dipinti della “Povertà” e della “Ricchezza“, appositamente collocati rispettivamente vicino all’ingresso della servitù e sull’ingresso utilizzato anticamente dalla famiglia Spadaro.
Proseguendo sulla via F. Mormino Penna incontriamo in ordine il Palazzo Bonelli (fine XIX secolo) con un prospetto sobrio ma ricco all’interno di stucchi, mobili e dipinti di Raffaele Scalia del 1900; più avanti il Palazzo Conti (XIX secolo) dallo stile neoclassico; sempre sulla stessa strada il Palazzo Veneziano-Sgarlata (seconda metà del XVIII secolo) con un bel balcone centrale decorato da maschere e mensole con motivi floreali; infine il Palazzo Papaleo (XIX secolo) che nasce dall’unione di due edifici già esistenti.
Cosa vedere a Scicli: il Municipio sede del commissariato di Montalbano
Continuando a percorrere via F. Mormino Penna la strada si allarga e arriviamo al Palazzo del Municipio (1906), luogo simbolo della già citata serie tv Il Commissario Montalbano in quanto sede del commissariato della Vigata di Andrea Camilleri. Si tratta di una costruzione in stile in stile eclettico neorinascimentale al cui interno si segnala la stanza del Sindaco, stanza del questore di Montelusa nella serie.
Nel luogo in cui è stato edificato il Municipio di Scicli in passato esisteva il monastero benedettino di S.Giovanni Evangelista, abbattuto per costruire il Palazzo Comunale. Infatti affianco troviamo l’omonima chiesa originaria del XIII secolo, ricostruita nel XVIII secolo dopo il terremoto del 1693. Collocata in una strada ristretta che risalta l’imponenza dell’arte tardo-barocca, la chiesa presenta una facciata con un’originale struttura concavo-convessa a tre ordini che si erge su una scalinata che segue il movimento della facciata.
Il primo ordine presenta colonne ioniche, al centro delle quali si apre il portale d’ingresso. Il secondo ordine è invece impreziosito da una gelosia in ferro battuto, oltre a colonne corinzie che vengono riprese anche nel terzo ordine. La facciata termina in cima con un timpano spezzato che riporta la data di fine lavori (1803). Al suo interno da vedere gli stucchi e le decorazioni eseguiti tra il XVIII e il XIX secolo dal pittore Giovanni Gianforma e il dipinto “Cristo di Burgos”, opera di fattura spagnola del XVII secolo che ritrae Cristo crocifisso con una lunga veste sacerdotale. Il dipinto per la somiglianza della veste con una gonna viene chiamato dalla gente di Scicli con il nome di Cristo in gonnella (origini e storia del dipinto) . La chiesa custodisce anche un organo del 1841 opera di Salvatore Andronico Battaglia da Palermo e un crocifisso ligneo datato intorno al ‘400.
Cosa vedere a Scicli: il Palazzo Beneventano
Poco più avanti arriviamo alla via Nazionale, la strada principale di Scicli che divide il centro abitato. Dalla via Nazionale, continuando a sinistra sulla via Duca d’Aosta, ci troviamo di fronte al Palazzo Beneventano risalente al XVIII secolo, monumento Patrimonio dell’Unesco, una delle più belle costruzioni del barocco siciliano.
L’edificio è caratterizzato da due prospetti (l’altro è sulla via Benvenuto Cellini) divisi all’angolo da un cornicione finemente arricchito da lesene bugnate, da due teste di moro in alto (simbolo della famiglia Beneventano) e dalla statua di S.Giuseppe in basso. Entrambe le facciate hanno dei balconi con delle inferriate panciute decorati da mensoloni e mascheroni raffiguranti caricature umane irriverenti e animali di fantasia che rappresentano in pieno lo stile dell’arte barocca siciliana.
Tornando su via Nazionale e percorrendola tutta giungiamo in Piazza Busacca (ex del Carmine), la piazza principale di Scicli, in cui è situato il monumento a Pietro di Lorenzo (detto Busacca, filantropo siciliano del XVI secolo), opera del XIX secolo dello scultore palermitano Benedetto Civiletti. Nella piazza sorge l’ex complesso dei Padri Carmelitani, originario del 1386 ma ricostruito tra il 1775-78 dopo il disastroso terremoto del 1693. L’annessa chiesa del Carmine, edificata intorno al 1751, è opera di fra’ Alberto Maria di S.Giovanni Battista; presenta una facciata a tre ordini in stile rococò, un elegante portale decorato da motivi fogliacei, lo stemma dell’Ordine Carmelitano, il finestrone situato nel secondo ordine e alcune statue tra cui quella della Madonna del Carmine. All’interno da segnalare la presenza di stucchi bianchi che vengono attribuiti al palermitano Giuseppe Gianforma, allievo del grande scultore Giacomo Serpotta, e alcune tele del XVIII secolo attribuite al pittore Costantino Carasi, originario di Noto, che raffigurano l’Adorazione dei pastori, l’Annunciazione, la Trasfigurazione e due Santi Carmelitani. Per ultimo segnaliamo un Crocifisso di legno di cedro datato intorno al ‘400.
Le chiese di Scicli: S. Maria la Nova, chiesa Madre e S.Bartolomeo
Dalla piazza Busacca percorriamo a sinistra la via S.Maria La Nova dove incontriamo l’imponente chiesa di S.Maria La Nova, costruita nel XV secolo, modificata e ingrandita nel 1642. La struttura attuale è del periodo tra il 1816 e il 1840, anni in cui furono rifatte la navata centrale, l’abside e la facciata in stile neoclassico, su progetto dell’ingegnere Giuseppe Venanzio Marvuglia. Questa chiesa, infatti, rappresenta il passaggio dallo stile barocco a quello appunto neoclassico. La struttura della chiesa è a tre ordini e nell’ultimo è collocata la cella campanaria.
All’interno è composta da una grande navata centrale e sei cappelle (tre per ogni lato) che custodiscono alcune opere di un certo pregio come: la statua lignea dell’Immacolata ricoperta da lamine d’argento (1844); la statua lignea di Gesù risorto, chiamata anche con l’appellativo di “Uomo vivo”, opera dalla data incerta XVIII-XIX secolo che dovrebbe essere stata eseguita dallo scultore catanese Francesco Pastore; la statua in marmo della Madonna con il bambino detta delle “Nevi”, opera che riporta la data del 1496, molto probabilmente di scuola gaginesca; e la statua in legno di cipresso della Madonna della Pietà, opera del periodo bizantino ritrovata sotto le macerie della vecchia chiesa di Santa Maria della Pietà. Nell’abside, al centro, è posta la tela della Natività di Maria, opera risalente alla fine del ‘700, dapprima attribuita a Sebastiano Conca ma recentemente assegnata a Tommaso Pollace; ai lati sono collocate le tele raffiguranti Ester e Assuero e nell’altra Giuditta e Oloferne, opere dello stesso autore realizzate tra il XVIII-XIX secolo come l’affresco della Resurrezione nel soffitto.Nelle cappelle laterali segnaliamo ancora il Martirio di S. Adriano, opera risalente al XVII secolo attribuita al messinese Antonino Barbalonga Alberti, mentre nella sagrestia un bassorilievo rinascimentale in marmo con la Madonna col Bambino e santi.
Tornando indietro sulla via Nazionale, scendendo arriviamo a piazza Italia, centro della città di Scicli con la chiesa Madre (chiamata anche S.Ignazio), ex chiesa del Collegio dei Gesuiti fondato nel 1629. La chiesa fu distrutta dal terremoto e ricostruita intorno al 1751 come riporta una data impressa nella facciata. La struttura della chiesa Madre è a due ordini con capitelli corinzi (nel primo ordine) e ionici (nel secondo ordine), un bel portale con lo stemma dell’Ordine dei Gesuiti e 4 statue, divise due per ordine, che raffigurano nel primo a sinistra San Luigi Gonzaga e a destra Sant’Antonio col Bambino Gesù, mentre nel secondo ordine troviamo ai lati di un orologio le statue di Sant’Ignazio e di San Saverio. All’interno è custodita la Madonna dei Milici (o delle Milizie), opera in cartapesta di autore anonimo che rappresenta la Madonna su un cavallo bianco mentre calpesta due turchi, portata in processione durante la “Festa delle Milizie”. Da segnalare anche la presenza della tela datata 1780 di Francesco Pascucci che ritrae la Madonna durante la battaglia tra i Normanni e i Saraceni, la tela della Madonna del Carmine coi santi carmelitani di Pietro Azzarelli eseguita nel 1731, l’urna reliquiaria di San Guglielmo (XVII-XVIII secolo) con un pannello in cui è raffigurata la città di Scicli, il pulpito in legno di noce del’500 e l’organo di stile barocco.
Sempre in piazza Italia (e ad angolo anche in via San Bartolomeo) è presente il Palazzo Fava, altro palazzo monumentale in stile tardo-barocco del XVIII secolo di una certa importanza per le sue notevoli decorazioni del portale di ingresso e delle mensole dei balconi (che affacciano su piazza Italia), mentre ancora più appariscente il balcone che dà sulla via San Bartolomeo con decorazioni che raffigurano grifoni, cavalli alati e visi barbuti.
Da piazza Italia ci si può avviare per via San Bartolomeo in cui incontriamo l’imponente chiesa di S. Bartolomeo del XV secolo. Ampliata nel secolo successivo, resistette al terremoto del 1693, anche se il terzo ordine della facciata fu completato solo nel 1815. La chiesa si trova sotto l’omonima cava di San Bartolomeo, ha una forma piramidale (molto comune nel ragusano e nel periodo barocco) ed è costituita da una facciata a tre ordini in stile tardo-barocco ma con elementi che rappresentano l’inizio di un passaggio verso lo stile neoclassico. Nella facciata si notano colonne e lesene di diversi stili: dorico (primo ordine), ionico (secondo ordine) e corinzio nell’ultimo ordine; prima della cupola che custodisce la cella campanaria, sempre nella facciata, troviamo al centro nel secondo ordine la statua della Madonna con Gesù bambino, con ai lati 4 statue che raffigurano San Pietro, San Paolo del Marabitti, San Bartolomeo e San Guglielmo. All’interno la chiesa ha una struttura a croce latina con un’unica navata e due cappelle.
L’interno è ricco di stucchi parzialmente dorati del XVIII e XIX secolo che rappresentano, con le loro particolarità, l’unione degli stili barocco e rococò. Tra le opere da vedere segnaliamo la tela dell‘Immacolata tra i santi Guglielmo e Bartolomeo, di Francesco Cassarino del XVII secolo; la pala posta sull’altare del Martirio di San Bartolomeo, realizzata da Francesco Pascucci nel 1779; la “Deposizione” con Cristo che viene sceso dalla croce e lo svenimento di Maria, opera del XVII secolo attribuita al pittore calabrese Mattia Preti di scuola caravaggesca ammirabile in sacrestia. Da non perdere anche un grande presepe in legno di tiglio, opera dell’artista napoletano Pietro Padula realizzato tra il 1773-1776, composta da 65 statue (oggi ne restano solo 29) che dovevano sostituire un antico presepe del XVI di cui non si hanno più tracce e il reliquario d’argento della Santa Cassa con Gesù Bambino, chiamato dalla gente di Scicli “Cicidda d’oro” che viene portato in processione il giorno di Natale.
Cosa vedere a Scicli: il colle di San Matteo e della Croce
Il territorio di Scicli è contraddistinto dalla presenza di alcune colline che proteggono e regalano suggestivi panorami. Su queste colline sorgono diversi edifici ecclesiastici. Il tour tra cosa vedere a Scicli prosegue dal colle di S.Matteo, zona in cui sorgeva l’antico centro storico, raggiungibile salendo l’omonimo colle, percorrendo alcuni quartieri della città (Vauso, Chiafura, S.Vito). Salendo verso la cima incontriamo numerose grotte e chiese rupestri (alcune chiuse al culto), come S. Maria della Catena, S. Pietro, S. Lucia e la chiesa di S. Vito (XVI secolo), quest’ultima esempio di architettura sciclitana. Nella zona più alta del colle è situata la chiesa di S. Matteo, primo Duomo di Scicli. Sul colle di S. Matteo, nello spiazzale davanti alla chiesa, si può godere di uno splendido panorama del centro storico e delle zone limitrofe.
La chiesa ha origine antichissime, anche se fu ricostruita dopo il terremoto del 1693 che la rase al suolo. Lasciata per anni in stato di abbandono, è stata recentemente oggetto di restauro per lavori di rifacimento del tetto. Il prospetto della chiesa, mai stato completato, è in stile barocco, a due ordini con 3 portali d’ingresso; sulla fiancata rivolta verso il centro della città è presente una seconda facciata. Nella zona sono presenti anche i resti di due castelli: il “Castellaccio” e il Castello dei Tre Cantoni (chiamato anche Castelluccio) risalenti intorno al XIII secolo che presidiavano l’antico centro. Nella parte più alta del colle di San Matteo è situata la chiesa rupestre di Santo Spirito, originaria del XIII-XIV secolo ma ricostruita dopo il terremoto del 1693 con un bel portale sul prospetto della facciata.
Altro colle da visitare è quello della Croce su cui troviamo la chiesa e l’ex convento della Croce del XVI secolo. La facciata ha delle eleganti decorazioni in stile gotico-catalano, con due stemmi della città di Scicli e delle famiglia degli Enriquez – Cabrera (più un altro stemma non attribuibile). Molto interessante anche l’oratorio, posto dietro l’abside, che ha ancora degli affreschi della seconda metà del XV secolo, restaurati e che sono esposti nella chiesa di S.Teresa. Durante i restauri del complesso nei due cortili sono stati rinvenuti un loggiato del’500, un esempio raro dell’architettura nella Contea di Modica, una semicolonnina angolare e una loggia che si affaccia sulla cava di San Bartolomeo. Anche da qui potete ammirare un meraviglioso panorama di tutta Scicli e del complesso rupestre di Chiafura. In questa zona sorgono anche la chiesa rupestre di Piedigrotta, originaria del 1630 in cui si può ammirare la scultura della Madonna della Pietà scolpita in calcare dipinto (opera di fattura locale del XVI secolo) e la chiesa e il Convento del Rosario (XV-XVI secolo).
Altri luoghi di interesse da visitare in giro per Scicli sono:
- il Palazzo Penna-Musso-Iacono (XIX secolo) sede della questura della serie il Commissario Montalbano;
- la chiesa di Santa Maria della Consolazione, situata nei pressi della cava di S.Maria La Nova, ricostruita nel XVII-XVIII secolo; presenta una facciata piana a 2 ordini con un campanile staccato che rappresenta la particolarità (unico caso presente a Scicli). La struttura ha origini molto più antiche, si narra di un Tempio dedicato a S. Tommaso Apostolo, infatti, da segnalare la presenza sul lato destro della chiesa di un portale in stile gotico con bassorilievi che raffigurano scene di vita del santo apostolo;
- la chiesa di San Giuseppe, situata nell’omonimo quartiere, è originaria del 1500 ma la struttura attuale risale al 1772. La facciata della chiesa è sobria, mentre all’interno da segnalare la statua di scuola gaginesca di S. Agrippina con ai lati episodi del martirio e dei miracoli della santa (datata 1497) e la statua di S. Giuseppe.
Tra i siti di interesse archeologico da visitare a Scicli ci sono: l’area della Grotta Maggiore, un sito che gli storici collocano tra l’Età del Rame e l’Età del Bronzo antico e l‘area archeologica di contrada Chiafura. Il sito archeologico di Chiafura è situato a ridosso del centro urbano di Scicli nella zona del colle di San Matteo. Si tratta di un area di interesse storico molto rilevante per la presenza delle cosiddette “bocche nere“, un insediamento rupestre di origini antichissime: alcuni addirittura lo fanno risalire al periodo neolitico, ma per lo più si può affermare che il sito di Chiafura appartiene al periodo bizantino e medievale. Si tratta di abitazioni scavate nella roccia, composte da uno o due vani quadrangolari, alcune divise su due piani e collegati tra di loro attraverso delle scale interne. Queste grotte, come i Sassi di Matera, sono state abitate fino agli anni 50’.
Mare – Le spiagge e le località balneari di Scicli
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Il territorio di Scicli si estende verso il mare con circa 20 km di coste con alcune località molto conosciute come: Sampieri, Cava d’Aliga, Donnalucata e Playa Grande. La costa di Sampieri è caratterizzata da due spiagge che circondano il borgo marinaro. Ad oriente si trova una lunga spiaggia libera di quasi 3 km, mentre ad occidente la costa prosegue con altri 500 metri di spiaggia. A Sampieri, lungo la baia sabbiosa incontriamo, la Fornace Penna (precisamente in contrada Pisciotto), uno stabilimento del 1900 adibito alla produzione di laterizi. I resti di questa struttura sono stati portati alla ribalta dalle riprese di un episodio del Commissario Montalbano, “La forma dell’acqua”.
Altro borgo marinaro della costa di Scicli è quello di Cava d’Aliga, un tratto di costa roccioso caratterizzato dalla presenza di molte spiaggette e da un mare trasparente in cui potete ammirare i fondali. Tra le altre attrattive da vedere ci sono la Grotte dei Contrabbandieri e la Grotta dei Colombi con i loro giochi di colore tra sole e mare.
Continuiamo con la più antica e più abitata frazione di Scicli: quella di Donnalucata. Il suo nome deriva dall’arabo “Ayn-Al-Awqat”, ossia fonte delle ore perché nella zona era presente una sorgente di acqua dolce, le attuali “Ugghie”, che secondo la leggenda sgorgava sulla spiaggia cinque volte al giorno come le preghiere musulmane. In questo borgo da non perdere il Palazzo Mormino Penna (XIX secolo) in stile neogotico, costruito dall’omonima ricca famiglia di Scicli per avere una casa vicino al mare, la chiesa di Santa Caterina da Siena in pietra arenaria (XIX secolo) e il Santuario della Madonna delle Milizie (con annesso convento) costruito intorno al 1093 (ma riedificato nel 1721) nel luogo della battaglia del 1091 tra Normanni e Saraceni per ringraziare e ricordare l’intervento della Madonna a cavallo.
L’ultima località è Playa Grande che confina ad ovest con la Riserva Naturale della Macchia Foresta del Fiume Irminio, istituita nel 1985 dalla Regione Sicilia.
Eventi Storici accaduti a Scicli
Oltre al terremoto del 1693 che provocò tanta distruzione e conseguente ricostruzione del centro nello splendore barocco che possiamo ammirare ancora oggi, l’evento storico più rilevante è la battaglia dei Milici (o Mulici) del 1091 tra Normanni guidati da Ruggero d’Altavilla e Saraceni con la leggenda che vuole l’intervento risolutorio della Madonna a Cavallo che libera Scicli e la Sicilia dall’attacco dei turchi.
Feste e tradizioni della città di Scicli
Tra le feste della città di Scicli da segnalare, oltre ai riti della Settimana Santa, la Festa delle Milizie e la Cavalcata di San Giuseppe.
La Festa delle Milizie è in onore della Madonna delle Milizie (già Madonna a Cavallo), patrona della città di Scicli, venerata per il fondamentale intervento durante la citata battaglia del 1091 tra Normanni e Saraceni. La ricorrenza cade nell’ultima settimana del mese di maggio e nell’ultimo sabato, nella piazza principale di Scicli,una rappresentazione teatrale fa rivivere la storia dell’evento sacro.
La Cavalcata di San Giuseppe, invece, viene festeggiata il sabato precedente o successivo il 19 Marzo, quando dall’omonima chiesa parte una lunga processione che attraversa i vari quartieri di Scicli in cui vengono allestiti dei falò, chiamati localmente “pagghiari” per onorare il passaggio della processione. Tra i figuranti ricordiamo San Giuseppe e Maria, cavalieri e cavalli, questi ultimi bardati con manti di fiori di violaciocca (chiamate in dialetto “u bàlucu”) con disegni che si rifanno alla Sacra Famiglia e ad altri simboli sacri.