Erice cosa vedere: la guida e i luoghi da visitare
Erice è una città di circa 30 mila abitanti che sorge sulla vetta del Monte San Giuliano a 751 metri s.l.m., ma il suo territorio si estende fino alla costa. Il centro abitato, che mantiene ancora i caratteri originari dell’impianto medievale, ha una forma triangolare. Il borgo medievale, in cui vivono stabilmente circa 500 persone, è caratterizzato da antiche mura, porte di accesso, torri e castelli e gode di una posizione a strapiombo sul mare che regala un meraviglioso panorama.
Il comune di Erice fa parte dei borghi più belli d’Italia, anche se solo come ospite d’onore (perché supera il numero massimo di abitanti) proprio per il suo caratteristico centro storico medievale.
Storia e origini di Erice
La città di Erice ha origini antichissime: fu fondata dagli Elimi, antica popolazione formata da esuli di Troia e gente che già viveva in quel posto. Per la sua posizione strategica in passato fu anche sede di un antico tempio dedicato alla dea della fecondità greca Afrodite, per i romani Venere Ericina. Nel 260 a.C. venne distrutta durante la Prima Guerra Punica da parte dei Cartaginesi, mentre nel periodo romano fu molto venerato il Santuario della Venere Ericina che fu difeso. Nel periodo arabo Erice torna al centro dell’attenzione con l’occupazione del borgo nell’831 sotto il nome di Gebel Hamed, ma è durante quello normanno che torna ad essere abitata vivendo un nuovo periodo florido in cui vengono ricostruite le nuove mura, le tre porte e il castello. Nel 1167 i Normanni cambiano il nome da Erice a Monte San Giuliano perché la leggenda vuole che il Santo apparve al conte Ruggiero durante la battaglia proprio sotto il monte. Il borgo, nonostante il susseguirsi delle successive dominazioni che hanno caratterizzato la storia dell’intera Sicilia, conserva ancora tutto il suo fascino medievale. Nel 1934 la città ritorna a chiamarsi con il suo nome storico Erice.
Cosa vedere a Erice: luoghi e posti da visitare nel borgo
Il borgo medievale di Erice conserva ancora parte delle mura antiche della città di epoca Elimo-Punica. La parte inferiore risale al periodo VIII-VII secolo a.C. con alcune ristrutturazioni eseguite durante il periodo romano. Nel terzo torrione dopo Porta Spada troviamo incise ancora delle lettere fenicie che attestano la prima origine, mentre la parte superiore risale al periodo normanno. Nella cinta muraria sono ancora visibili delle cortine, delle torri quadrangolari e tre porte d’accesso al borgo che prendono il nome di Porta Trapani, Porta Carmine e Porta Spada.
Il nostro tour tra i posti da visitare a Erice inizia proprio da una delle porte d’accesso, precisamente Porta Trapani con il vicino Corso Vittorio Emanuele, la strada principale della città per la sua storia (antica via Regia). A sinistra, presso via Vito Carvini, incontriamo subito la chiesa Matrice (o Duomo dell’Assunta), costruita nel 1314. La chiesa ha una struttura inusuale poiché presenta un campanile collocato davanti, completamente indipendente rispetto al corpo della chiesa. Questo campanile in origine venne probabilmente costruito da Federico d’Aragona nel 1312 come torre di vedetta, come si evince dalla coronatura a merli in alto. È alto quasi 28 metri ed è a due ordini con due bifore di stile gotico-chiaramontano.
L’entrata della chiesa è preceduta da un pronao (un portico anteriore) chiamato la “Gibbena” che aveva la funzione di accogliere i peccatori che non erano ammessi in chiesa. Originario del 1426, è composto da quattro arcate ogivali e volta a costoloni e, al suo interno, è collocato il bel portale della chiesa in stile gotico con decorazioni a linee spezzate; la facciata, in alto, è completata da un rosone di epoca recente ma ispirato al passato. Sul fianco sinistro da segnalare un altro portale bugnato con sopra una finestra monofora mentre sul lato sud sono poste direttamente nella parete nove croci pre-cristiane di marmo provenienti dal tempio della Venere Ericina. L’interno della Matrice di Erice è a tre navate, in stile gotico, ma nella seconda parte del XIX secolo è stato restaurata a seguito di un parziale crollo. Tra le opere da vedere custodite nel Duomo di Erice menzioniamo alcuni resti di un affresco catalano che raffigurano un Angelo Musico del XV secolo; un’ancóna marmorea, posizionata sull’altare maggiore, in cui sono scolpiti in bassorilievo la Madonna, i santi e scene della Passione, opera di Giuliano Mancino datata 1513; una statua che raffigura la Madonna col Bambino (o Assunta), attribuita prima allo scultore Francesco Laureana poi successivamente a Domenico Gagini (1469). La chiesa presenta anche alcune cappelle che si trovano lungo la navata sinistra come quella del Crocifisso in stile gotico-catalano del XV-XVI secolo e quella in onore della Madonna di Custonaci con alcune copie di dipinti della Santa Patrona di Erice, mentre nella successiva cappella è conservata una statua della Madonna col Bambino che viene attribuita alla scuola e allo stile di Laurana. Nel vano dove è situato il portale laterale si ha una cupola su nicchie angolari del 1568. La chiesa Matrice conserva anche altri tesori come un ostensorio originario del XVII secolo, posto su un piede del XV secolo e una croce astile di quelle di piccole dimensioni in lamina d’argento sempre del XV secolo.
Uscendo dal Duomo, sulla sinistra imbocchiamo via Chiaramonte fino a giungere alla chiesa di S. Alberto dei Bianchi con l’omonima compagnia che si occupava di poveri e di condannati a morte. La chiesa è stata edificata nel XV secolo e ha subìto alcuni restauri nei secoli successivi. La chiesa da poco è tornata ad avere la storica statua del 1640 di S. Alberto attribuita a Nicolò Travaglia che fino alla fine del 2015 era collocata nello spiazzale della chiesa di San Giuliano.
Tornando sul Corso Vittorio Emanuele iniziamo la salita verso la vetta incontrando a destra via Generale Salerno e subito a sinistra via P. Salerno che conduce alla chiesa di San Martino, storica costruzione voluta da Ruggero il Normanno intorno al 1300. La struttura originaria era in stile gotico, ma verso la fine del XVII secolo è stata ricostruita e successivamente restaurata a fine ‘700 con un’impronta barocca. La facciata, infatti, è arricchita da un imponente portale barocco. Una volta entrati, dopo aver osservato la suddivisione della chiesa in tre navate, notiamo subito il pavimento in stile maiolico originario del’700. Tra le cose da vedere ci sono alcune opere di un certo pregio come alcuni resti di affreschi medievali (XIII-XIV secolo) prelevati dall’ex chiesa rupestre di S. Maria Maddalena che ritraggono Apostoli e Madonna in trono; un coro ligneo e un pulpito ad opera di Bernardo Castelli (XVII secolo); una statua equestre di S. Martino realizzata da Giammatteo Curatolo datata intorno al 1605; una statua di scuola gaginesca della Madonna col Bambino situato nel transetto sinistro e poi concludiamo con alcuni affreschi e dipinti eseguiti da Antonio e Vincenzo Manno intorno al XVIII secolo. Nel prospetto laterale della struttura si trova una edicola votiva, tra le più antiche di Erice.
Salendo sempre sul corso principale incontriamo la chiesa del Ss. Salvatore con il suo portale del XV secolo e tracce di finestre del XIV secolo. Annessi alla chiesa ci sono i ruderi dell’omonimo ex monastero benedettino ospitato in un palazzo nobiliare del XIII donato dai Chiaramonte. Le monache vi si insediarono nel 1290 e vi rimasero fino dopo l’Unità di Italia, quando venne emanata una legge che sopprimeva gli ordini religiosi. La storia vuole che queste suore iniziarono a produrre dei dolci tipici, gli “ericini”, che ancora oggi trovate nelle varie pasticcerie della città.
Proseguiamo il nostro giro tra i luoghi da vedere a Erice arrivando alla fine del corso, precisamente in Piazza Umberto I in cui sorge il Palazzo del Municipio, una costruzione dell’800 in cui hanno sede anche la storica Biblioteca Comunale e il Museo Civico A. Cordici. All’ingresso della struttura sono ubicate alcune iscrizioni greche ed ebraiche e un gruppo marmoreo, proveniente dalla chiesa del Carmine, che raffigura l’Annunciazione, opera eseguita nel 1525 da Antonello Gagini figlio del grande scultore Domenico Gagini. Al 1° piano ha sede la Biblioteca comunale che conserva oltre 20.000 testi di varie epoche tra cui menzioniamo 300 manoscritti del ‘600 e ‘700 e 10 incunaboli, storici documenti originari del XV-XVI secolo stampati con l’utilizzo della tecnica dei caratteri mobili.
Nel Museo Civico A. Cordici, invece, sono custoditi vari reperti archeologici ritrovati nella zona di Erice tra cui ricordiamo una Testina di Afrodite in marmo del IV secolo a.C. eseguita seguendo lo stile prassitelico caratteristico di quell’epoca; monete di alcune città della zona (Erice, Segesta, Mozia e Selinunte); vari reperti di epoca punica, greca e romana. Sono conservate anche alcune opere più recenti come una collezione di dipinti eseguiti dal pittore ericino Alberto Augugliaro; il Crocifisso di Pietro Orlando (XVIII secolo); un dipinto che ritrae Marta e Maddalena (XVII secolo) di Andrea Carreca; il dipinto di ispirazione fiamminga della Madonna dei Sette dolori (XVIII secolo); alcuni paramenti sacri ricamati in oro e argento; un paliotto e oreficerie sacre del XVII-XVIII secolo (provenienti dal Convento delle Benedettine); un puteale (parapetto di un pozzo) in marmo datato 1480.
Il territorio di Erice è ricco di chiese, infatti, subito dopo la piazza principale incontreremo una serie di strutture ecclesiastiche, alcune delle quali di importanza storica. Dalla piazza, proseguendo su via Cordici, incontriamo l’ex chiesa di S. Domenico con annesso convento che sorge nell’omonima piazza. L’ex chiesa è datata intorno al ‘400 ed è preceduta da un pronao aggiunto nel 1862. Dal 1970 i locali dell’ex chiesa e dell’ex convento ospitano il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana fondato da Antonio Zichichi. A destra percorrendo via Guarnotti arriviamo in via Roma in cui troviamo la chiesa di San Pietro, originaria del’300 e ricostruita nel XVIII secolo dall’architetto trapanese G. B. Amico in stile barocco, ispirandosi al modus operandi del celebre architetto Francesco Borromini. All’interno sono conservate due statue cinquecentesche dei santi Pietro e Paolo. La chiesa è collegata con un arco di camminamento originario del XVI secolo con l’ex monastero di San Rocco. Sempre su via Roma è situata la chiesa di San Carlo Borromeo e l’annesso monastero entrambi costruiti nel XVII secolo, ma oggetto di restauro in varie occasioni, l’ultimo negli anni ’90 dopo il terremoto del 1968. La chiesa, ad una navata, presenta una facciata molto semplice; al suo interno sono conservate alcune opere come la statua di scuola gaginiana della Madonna del Soccorso, le statue di S. Vincenzo e del Sacro Cuore di Gesù e alcuni dipinti eseguiti intorno al XVIII secolo da Pietro D’Andrea, detto Poma, che ritraggono S. Alessio, SS. Crocifisso e San Carlo Borromeo. Sempre in questa zona, a pochi metri da via Roma, sorge la chiesa di San Giuliano, storica struttura che secondo la leggenda fu voluta dal Conte Ruggero d’Altavilla dopo la cacciata dei Saraceni. La struttura attuale è del XVII secolo, mentre il campanile è stato posto nel secolo successivo.
Tornando indietro, nelle vicinanze dell’ex chiesa di S. Domenico, proseguendo per via S. Cataldo sorge l’omonima chiesa edificata nel XIV secolo ma successivamente restaurata e trasformata nel XVII secolo. In principio la chiesa S. Cataldo fu la sede del Duomo di Erice, prima della costruzione della Matrice. All’interno conserva la tela della Lapidazione di Santo Stefano, opera del pittore trapanese Andrea Carrera (o Carreca) datata 1667, una storica acquasantiera datata nel 1474 e una statua lignea che rappresenta Gesù crocifisso originaria del XVI secolo che viene ritenuta miracolosa. Continuando il nostro tour scendiamo fino ad arrivare in via S. Giovanni in cui sorge la chiesa di S. Giovanni Battista, costruita intorno al XII secolo ma riedificata ben 2 volte nel corso dei secoli. La struttura attuale è del 1631 ma la chiesa nella fiancata sinistra conserva ancora un bel portale in stile tardo-gotico con decorazioni a zig-zag. All’interno sono custodite alcune statue di un certo pregio come quelle che raffigurano il Battista (datata 1539) e S. Giovanni Evangelista (1531), eseguite da Antonello Gagini; le statue della Madonna e di S. Elisabetta, opera del 1497 di Gabriele di Battista e un rilievo di autore ignoto del 1528 che rappresenta il Battesimo di Gesù. Nello spiazzale potete godere di una strepitosa vista sul mare e su tutta la costa trapanese.
Nella zona di Porta Spada, precisamente in via Piscina Apollinis (parallela a via S. Giovanni), invece, sorge la chiesa di S. Orsola (o dell’Addolorata), storica chiesa costruita nel 1413 in stile gotico-rinascimentale. La navata centrale presenta una struttura a volte a crociera costolonate, mentre dei pilastri con archi a sesto acuto e a tutto sesto dividono la parte centrale dalle altre due navate. All’interno troviamo una statua raffigurante la Madonna col Bambino di Antonello Gagini e il gruppo statuario in legno dei “Misteri” che viene portato in processione il giorno del venerdì santo. I gruppi sono datati intorno al XVIII secolo e sono composti da La preghiera nell’orto di Getsemani, La flagellazione, La coronazione di spine, L’ascesa al calvario, Urna e la statua Maria SS. Addolorata. Tornando indietro sul piazzale della chiesa di S. Giovanni Battista si possono raggiungere i Giardini della Villa Comunale e le Torri del Balio, nell’area nota con il nome il “Balio”. La zona assume questo nome proprio per la figura del Bajulo del regno, persona che soprintendeva la giustizia civile e controllava il pagamento delle tasse. Le torri del Balio, note anche come Castello Pepoli dal nome del conte Agostino Pepoli che a fine ‘800 finanziò la bonifica dell’area e la ricostruzione delle torri, sono originarie dell’epoca normanno-sveva ed erano sede del governatore. Il castello è caratterizzato da torri quadrate merlate, da una torre pentagonale posizionata in cima e dalla Torretta Pepoli, immersa nel verde in basso a sinistra sulla cima di uno strapiombo, altro imperdibile punto panoramico. Dal 1878 questo castello è stato adattato a villa.
Più avanti a destra troviamo il Castello di Venere, costruito dai Normanni nel XI-XIII secolo sulla vetta del Monte San Giuliano dove sorgeva l’antica acropoli e il tempio della Venere Ericina. Di questo antico tempio nel 1922 sono stati rinvenuti alcuni reperti e nella zona sono visibili i resti del pozzo sacro di Venere, di una casa punica e di terme romane. Il castello nel corso dei secoli ha subìto vari interventi come la costruzione dell’ancora attuale strada di accesso che sostituì l’antico ponte levatoio. Il Castello di Venere presenta due bifore, un piombatoio, ossia una particolare caditoia tipica delle fortezze medievali utilizzata per difendersi dagli assalti dei nemici facendo cadere oli o altri liquidi bollenti, e lo stemma di Carlo V nella facciata.
Tra gli altri luoghi da visitare a Erice segnaliamo:
- la chiesa e il convento di S. Francesco in stile rinascimentale (facilmente raggiungibile dal giardino del Castello) la cui struttura originaria è del XIV secolo ed è stata successivamente restaurata nel XVI secolo. All’interno della chiesa è possibile ammirare la statua marmorea di S. Antonio di Padova del XV secolo e una dell’Immacolata;
- la chiesa e il convento del Carmine edificati nel XV secolo ma restaurati nei secoli successivi che conservano ancora tracce dell’originario stile gotico, soprattutto nella prima cappella;
- la chiesa di S. Teresa costruita intorno alla fine del XVII secolo al cui interno conserva alcune statue e stucchi e una pavimentazione con maioliche napoletane del ‘700. Lo stile di questa chiesa è molto semplice caratterizzato dall’uso di pietre squadrate, ma la facciata presenta un portale d’ingresso che si ispira alle linee guida rinascimentali;
- il caratteristico Quartiere Spagnolo, una struttura mai completata che doveva essere la guarnigione dei soldati spagnoli;
- edifici appartenenti a famiglie nobiliari come Palazzo Palma (XVII secolo), Palazzo Majorana (XVIII secolo) e Palazzo Burgarella (XVIII secolo);
- il Museo Agro-Forestale S.Matteo ricco di reperti caratteristici della flora e della fauna della zona e di antichi attrezzi agricoli usati all’epoca dagli agricoltori della zona.
Spiagge e Panorama di Erice
La posizione in cui sorge il borgo di Erice è l’ideale per godere di alcuni panorami mozzafiato. Infatti, dai 751 metri si può ammirare da vari punti come dal Castello di Venere e anche dai vicini Giardini del Balio di una vista unica, uno dei più bei panorami che la Sicilia offre con tutta la costa di Trapani (anche San Vito Lo Capo e le Saline), la riserva dello Zingaro, il Monte Cofano, le Isole Egadi, fino ad arrivare a vedere con un cielo molto chiaro altre isole come Ustica e Pantelleria. Il territorio di Erice si estende anche verso il mare con la spiaggia di San Giuliano, un tratto di costa abbastanza lungo molto frequentato nella stagione estiva.
Miti e leggende di Erice: i Ludi di Enea
Come racconta il poeta Virgilio nell’Eneide, Enea durante il suo viaggio dopo la fuga da Troia si fermò nella zona dell’ericino e della città di Drèpanon (l’odierna Trapani), presso la frazione di Pizzolungo dove su padre Anchise morì a cui lo stesso Enea diede degna sepoltura. A distanza della morte del padre, Enea fu costretto a rifugiarsi ancora una volta nel porto di Drèpanon. Il re di Erice Aceste gli concesse di celebrare sacrifici solenni in onore del padre ed indisse dei grandi giochi funebri consacrati alla sua eterna memoria, i cosiddetti Ludi di Enea. Nel 1930 nella zona di Pizzolungo è stato eretto un monumento commemorativo, la Stele di Anchise.
Feste & Tradizioni della città di Erice
Tra le manifestazioni più importanti che si svolgono a Erice ricordiamo le feste religiose del Venerdì Santo e della Madonna di Custonaci. Per la giornata del Venerdì Santo per le vie del centro storico di Erice vengono portati in processione i gruppi statuari dei “Misteri” che come abbiamo visto raffigurano alcuni momenti della Passione e della Resurrezione di Cristo. Una celebrazione molto suggestiva che si ispira a quella della vicina Trapani.
L’ultimo mercoledì del mese di agosto, invece, è il giorno della Festa della Madonna di Custonaci, Patrona della città di Erice. Porta questo nome perché la leggenda vuole che durante una giornata di tempesta in mare presso Cala Burguto un’imbarcazione, che al suo interno custodiva un dipinto della Madonna, si salvò. Da quel giorno la Madonna di Custonaci fu venerata e negli anni divenne patrona di Custonaci, Valderice e di Erice, un tempo tutti facenti parte del comune di Erice. Il giorno della festa il dipinto della Madonna (la copia poiché l’originale è conservata a Custonaci) viene portato in processione tra le vie del borgo che, per l’occasione, sono decorate da altari creati in onore della Madonna.