Lingua siciliana

Chi ti purtaru i morti? Il testo della filastrocca siciliana

Nella lingua siciliana esistono diverse scioglilingua, indovinelli, modi di dire e filastrocche utilizzate per alcune occasioni come quella per il giorno dei morti in Sicilia dal titolo “Chi ti purtaru i morti?”.

Un titolo emblematico che racconta il senso dell’antica tradizione della Festa dei Morti in Sicilia (storia e origini), una ricorrenza per far ricordare in qualche modo i cari defunti ai più piccoli.

Tutti noi da piccoli nel periodo della commemorazione dei defunti siamo andati al cimitero per fare la visita ai nostri cari e anche a quei lontani parenti/conoscenti che non avevamo mai conosciuto ma visto che ci “portavano un regalo” non negavamo la visita. Il cimitero sicuramente non è un ambiente ideale per i bambini ma quella visita serviva a stimolare la memoria e a mantenere sempre vivo il ricordo delle persone non più in vita.

La parte più attesa per i più piccoli era proprio il regalo da scartare tra nuovi giocattoli e alcuni dolci tipici siciliani come la frutta martorana e gli immancabili Pupi di zucchero. Quest’ultimi sono i protagonisti della filastrocca siciliana che molte nonne ci ripetevano per strapparci un sorriso con la frase più sentita in quel periodo: Chi ti purtaru i morti?. U pupu cu l’anchi torti (o U pupu cu l’occhi torti)

Come una sorta di anticipo di Babbo Natale i nostri cari defunti, infatti, la notte tra l’1 e il 2 novembre si organizzavano in qualche modo per farci recapitare il regalo più atteso insieme ad un bel cesto di dolci che nella tradizione prendeva il nome di cannistru siciliano (che cos’è e come veniva realizzato).

La mattina del 2 novembre, dopo aver ricevuto i doni, era obbligo fare la visita ai cari defunti per ringraziali e proprio in quell’occasione nei vari incontri tra parenti e compagni di scuola risuonava la frase emblematica “Chi ti purtaru i morti?”.

La giornata si concludeva a tavola con un preciso menu stilato per l’occasione in cui alla fine non poteva mancare l’assaggio ai vari dolcetti ricevuti (cosa si mangia per il giorno dei morti in Sicilia).

Certo le tradizioni mutano nel tempo. Prima l’attesa era soprattutto per i dolci e per qualche antico giocattolo tra bambole, trenini di latta e macchine di legno.

Il progresso modifica e mette a rischio tutti questi antichi riti che provano a resistere grazie alla riscoperta del passato e alle varie testimonianze presenti su internet e nei libri come il racconto del Giorno dei Morti vissuto da Andrea Camilleri .

Chi ti purtaru i morti? Ecco il testo della filastrocca siciliana per il giorno della Festa dei morti in Sicilia (traduzione in italiano)

Chi ti purtaru i morti?
U pupu cu l’anchi torti (o U pupu cu l’occhi torti)
U attu chi sunava
U surci chi abballava
Veni la zita
ca’ vesti di sita
La sita si vagna
alla faccia di to nanna.
To nanna muriu
e chiddu chi voli Diu
Veni so cugnata ca’ vesti riccamata
Veni u baruni cu i causi a pinnuluni
Veni u tavirnaru cu na buttigghia na manu
tirituppiti e lariula’
pisci frittu e baccalà…

Traduzione in italiano della filastrocca siciliana Chi ti purtaru i morti?

Cosa ti portarono i morti?
Una pupa con le anche storte (o un pupo con gli occhi storti)
Un gatto che suonava
Un topo che ballava
Viene la fidanzata
col vestito di seta
La seta si bagna
Alla faccia di tua nonna.
Tua nonna morì
E quello che vuole Dio.
Viene sua cognata
con la veste ricamata
Venne un barone con i calzoni a pendoloni
Viene un tavernaio con la bottiglia in mano
tirituppiti e lariula’
pesci fritti e baccalà.

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