Lingua siciliana

L’origine e il significato della parola guantera in siciliano

Tra le parole più emblematiche della lingua siciliana andiamo a scoprire l’origine, la diffusione e il significato della parola guantera in siciliano.

Una parola che nella forma corretta dovrebbe essere scritta con la lettera n davanti (‘nguantera) ma che è stata sostituita nella lingua parlata nella più semplice forma senza la n iniziale. Una parola dal significato noto a tutti i siciliani e che rimanda ad una antica tradizione che nell’epoca recente si è trasformata in un appuntamento domenicale a cui il siciliano difficilmente può rinunciare.

Scopriamo l’origine, la storia e il significato della parola guantera in siciliano (‘nguantera)

Nel nostro racconto sulle origini e il significato di alcune parole della lingua siciliana andiamo a scoprire la storia intorno alla parola guantera (‘nguantera) in siciliano, una parola molto simbolica per tutti noi che si lega alle bontà della nostra pasticceria.

Il significato della parola guantera in siciliano è ben risaputo e con questo termine si intende il mitico vassoio di dolci che non può mancare nelle giornate di festa.

Questa parola regala però una serie di aneddoti sulle origini e su come sia diventata una sorta di appuntamento fisso nelle famiglie, un mood siciliano a cui difficilmente si può rinunciare.

Il termine guantera (‘nguantera) in siciliano deriva dalla parola ‘nguantu (guanto). In passato, infatti, veniva usato per indicare i vassoi d’argento sui quali le dame ponevano i propri guanti.

Nel periodo rinascimentale nei banchetti nobiliari iniziano a comparire sempre più dolci di vario tipo che venivano serviti in dei vassoi che rimandavano a quelli in cui venivano collocati i guanti.

Nel secolo scorso la diffusione dell’arte della pasticceria trasformò il rito della guantera di dolci in un appuntamento immancabile della domenica e in altre giornate di festa dove non può mancare il vassoio di dolci tra cannoli, cassatine, cartocci e altre specialità.

La parola guantera non è una esclusività della lingua siciliana, infatti, anche nel napoletano è molto utilizzata ed è legata alla stessa tradizione domenicale. Addirittura anche Alessandro Manzoni, nel decimo capitolo dei Promessi Sposi, utilizza questa parola (nella forma italianizzata): “vennero subito gran guantiere colme di dolci che furono presentati prima alla sposina… “.

In alcune parti della Sicilia però viene utilizzato un altro termine, molto più arcaico e quasi in disuso, per indicare il vassoio di dolci: tabbarè o tabarè.

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