Il significato e cosa vuol dire annacare/annacarsi in siciliano
Alla scoperta dell’origine, del significato e di cosa vuol dire la parola annacare in siciliano (e nelle altre versioni utilizzate come annacarsi e annacati), una parola difficilmente traducibile che come molte altre fa riferimento ad una cosa e anche al contrario.
Un termine che per un siciliano rappresenta anche qualcosa di più: un modo di vivere, uno spirito o un mood tutto siculo (come direbbero gli inglesi e le nuove generazioni).
Una parola che, come ad esempio le espressioni siddiari e lagnusia, racconta i mille volti della nostra terra tra paradossi, contraddizioni e situazioni ai limiti dell’inverosimile.
Scopriamo il significato, l’origine e cosa vuol dire la parola annacare/annacarsi in siciliano
Tra le parole emblematiche della lingua siciliana scopriamo l’origine, il significato e cosa vuol la parola annacare (annacarsi e annacati) in siciliano, uno dei termini che descrive almeno in parte il carattere del siciliano.
Una parola che, dipende dall’uso e dal contesto, può significare allo stesso tempo una cosa e il contrario di quella cosa. Un verbo siculo difficilmente traducibile ma cosa vuol dire la parola annacare/annacarsi in siciliano?
Il primo significato che viene in mente è quello di cullare (e cullarsi di qualcosa), in parte corretto ma la parola annacare/annacarsi può significare anche altro.
Ad esempio con l’utilizzo di questa parola si può far riferimento allo stesso tempo (dipende dal contesto) della voglia di affrettarsi (Annacati!) o di tergiversare in una determinata situazione.
E poi anche alla voglia di “apparire” o di “atteggiarsi” quando si dice “Talè come s’annaca” e anche ad una determinata andatura come ad esempio durante le processioni del venerdì Santo. Su questa espressione non mancano i riferimenti in parte scurrili che evitiamo di riportare.
Un vero inghippo per i continentali che magari si trovano ad interloquire con un siciliano/a.
Sull’origine della parola annacare esistono due versioni che condividono (almeno in gran parte) il significato finale. La versione più diffusa è che il termine derivi dalla parola siciliana naca che a sua volta deriva dal greco nake o secondo altre versioni dall’arabo naq’a(h).
La naca (origini e storia) è stata la culla dei nostri nonni che veniva adoperata proprio per “cullare” i bimbi “annacandoli” per farli addormentare e stare tranquilli.
La seconda versione è riferita ai tempi di Carlo V quando nel corso del 1535 arrivò in Sicilia con le truppe spagnole e un seguito di mercenari tedeschi con le loro mogli. Le donne tedesche con bambini piccoli erano dotate di alcune culle con delle ruote che legavano al loro petto tramite una cinghia.
Queste culle prendevano il nome tedesco di anhänger che per significato e assonanza fonetica si avvicina alla parola annacare in siciliano.
Un termine che, oltre ad avere diversi significati e una lunga storia, rappresenta in qualche modo il carattere del siciliano facendo riferimento ad un modo di vivere.
Lo scrittore siciliano Roberto Alajmo sul tema ha scritto il libro “L’arte di annacarsi” in cui prova ad indagare sui diversi aspetti di questa parola.
A riguardo dice: “Annacare/annacarsi è in dialetto siciliano un verbo insidioso, difficilmente traducibile in italiano. L’arte di annacarsi prevede il muoversi il massimo per spostarsi il minimo. Una immagine che descrive bene lo spirito dell’isola e più ancora la disposizione d’animo dei siciliani tessuta di diffidenza”.