La storia e il significato del detto “chi afferra un turco è suo” in Sicilia
Tra i detti siciliani più o meno diffusi in tutta l’isola andiamo a scoprire il significato, la storia, le origini e perché in determinate situazioni viene pronunciata la frase “chi afferra un turco è suo” in Sicilia.
Un modo di dire che rimanda alla storia della Sicilia con le continue dominazioni e invasioni come quelle molto diffuse dei pirati turchi e saraceni nel corso dei secoli. Un detto ancora molto utilizzato la cui storia rimanda ad uno dei luoghi più affascinanti della Sicilia: la Scala dei Turchi di Realmonte in provincia di Agrigento (foto). Un antico approdo naturale che per la sua forma a scalini è stato usato molte volte dagli invasori.
La storia, le origini, il significato e perché si dice “chi afferra un turco è suo” in Sicilia
Tra i modi di dire diffusi nella lingua siciliana andiamo a curiosare sul detto “chi afferra un turco è suo”, una frase utilizzata in varie zone della Sicilia, dal palermitano al catanese, dal trapanese all’agrigentino e così via.
In siciliano questo detto si trasforma nelle diverse forme conosciute come “A cu’ afferra un turcu è so'” e anche in “A cù aggarra un turcu è sua” e in altre versioni con il verbo pigliare.
Il significato letterario di questa frase è abbastanza chiaro e fa riferimento a quando si entra in possesso di qualcosa, non necessariamente un oggetto ma anche una determinata posizione nella società o in ambiente lavorativo.
Questo detto siciliano viene utilizzato soprattutto quando otteniamo o ci impossessiamo di qualcosa e siamo liberi di fare quello che vogliamo. Alcuni esempi pratici dell’utilizzo possono essere quando si ottiene una posizione di riferimento nella società, in una posizione lavorativa o quando troviamo o ci ritroviamo qualcosa di insperato tra le mani che non abbiamo nessuna intenzione di cedere.
In altre parole fare fondamentalmente quello che più conviene o quello che ognuno vuole, senza porsi molti problemi. Questo modo di dire nasconde situazioni di “privilegi” o “favori” che si ricevono da una determinata posizione che non abbiamo intenzione di mollare.
In Sicilia dietro all’origine del modo di dire “chi afferra un turco è suo” si nasconde una storia tutta da scoprire. Questo detto siciliano, infatti, risale al periodo delle continue invasioni nel Mediterraneo nel corso dei secoli prima dei Saraceni (VII- IX secolo) e poi dei pirati turchi (dal XV al XVIII secolo).
In passato Sicilia il termine turco veniva utilizzato per chiamare tutti gli abitanti dei vari popoli del Nord Africa e non solo chi proveniva effettivamente dalla Turchia.
L’origine del detto siciliano “chi afferra un turco è suo” pare derivi proprio da queste invasioni dei turchi durante le fasi della cosiddetta “guerra di corsa” nel Mediterraneo.
Le coste siciliane sono piene di torri, castelli e fortezze varie che servivano proprio ad avvistare il nemico prima dell’invasione ma non bastavano per frenare le incursioni.
Così tra i vari provvedimenti di alcuni monarchi c’erano quelli di autorizzare i comandanti degli equipaggiamenti navali ad assaltare le navi sospette lungo il Mediterraneo.
In cambio potevano depredare tutti gli oggetti delle imbarcazioni e “afferrare i turchi” per farli prigionieri e metterli in schiavitù in attesa di un riscatto. Nel XVI secolo questa modalità fu agevolata anche dall’esenzione della tassa sulla cattura che fece ulteriormente diffondere in buona parte della Sicilia questa pratica e il susseguente modo di dire “chi afferra un turco è suo”.