Miti e Leggende siciliane

Le leggende sul nome della piazza della Vergogna di Palermo

Tra i miti e le leggende siciliane ci occupiamo delle origini del nome di uno dei luoghi simbolo della città di Palermo, ossia la fontana di piazza Pretoria conosciuta dai palermitani e non come piazza della Vergogna.

Sul nostro portale abbiamo già dedicato spazio alla storia, al progetto originario e alla descrizione delle statue di questa opera magnifica realizzata dallo scultore fiorentino Francesco Camilliani nel’500 (il progetto originario e la descrizione della fontana).

In queste righe ci concentreremo su alcune leggende e racconti popolari diffusi in città sulle origini dell’appellativo di “piazza della Vergogna” tra atti di censura delle monache, dicerie lussuriose sulla regina Giovanna II d’Angiò (conosciuta anche come Giovanna II di Napoli) e proteste dei palermitani.

Piazza della Vergogna: le leggende delle monache e della regina Giovanna II d’Angiò

Una delle leggende più curiose e diffuse sulle origini del nome di “piazza della Vergogna” racconta che le monache del vicino monastero di clausura di Santa Caterina non rimasero molto soddisfatte dalla decisione di posizionare la fontana con tutte le nudità delle statue dinanzi alla loro “casa”.

In una sera buia, quindi, decisero di evirare alcune statue per eliminare appunto le “vergogne”. La leggenda si basa su alcune statue che effettivamente riportano dei danneggiamenti che però sono difficilmente riconducibili ad un’azione organizzata dalle monache.

Un’altra leggenda sull’attribuzione del soprannome di “piazza della Vergogna” si ricollega alla figura della regina Giovanna II d’Angiò, regina di Sicilia e di Napoli, vissuta durante l’epoca della dominazione angioina a cavallo tra il XIV e il XV secolo.

Sulla regina sono diverse le dicerie sulla sua presunta fama di essere una donna lussuriosa; infatti, si racconta che all’epoca fosse molto conosciuta per la sua “collezione dei cento amanti” che dopo aver tentato di soddisfare le sue voglie venivano fatti misteriosamente sparire per difendere il suo buon nome.

Tra le tante dicerie si racconta che fosse arrivata ad unirsi anche con uno stallone; da questo particolare deriva la celebre frase attribuita alla regina “Stanca sì, ma sazia mai”. Proprio questo particolare pare che abbia ispirato una delle sculture della fontana in cui è riprodotta una figura femminile vicina ad un cavallo (una ninfa con Pegaso).

Nella descrizione storica dell’opera questo gruppo scultoreo fa parte di uno dei 4 gruppi fluviali della città che si rifà al corso d’acqua di Maredolce.

Nella realtà si tratta, almeno in parte, di una leggenda denigratoria nata da polemiche e invidie di avversari politici dell’epoca della regina anche se non si esclude che si basasse su fatti realmente avvenuti.

La leggenda più attendibile sulla versione del nome di piazza della Vergogna è attribuita alla storia sull’enorme somma stanziata dal Senato palermitano per acquistare la fontana e al contemporaneo aumento della tasse.

Una somma che all’epoca generò una serie di proteste dei palermitani al grido appunto di “Vergogna, Vergogna”.

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