Le leggende sul fico d’india raccolte da Giuseppe Pitrè
Andiamo a scoprire le leggende tramandate dal passato e raccolte dallo storico siciliano Giuseppe Pitrè sul fico d’india, uno dei prodotti simbolo della Sicilia che rappresentano la nostra isola.
Sono tante le leggende a metà tra storia e mito sulle origini, sulle caratteristiche spine e sul succo del fico d’india, un frutto che negli anni è stato rivalutato per le varie proprietà benefiche. Nel corso della storia inoltre i fichi d’india e le pale hanno rappresentato una forma di sostentamento nei periodi di magra e di carestia nelle campagne siciliane, anche per questo è molto diffuso in tutto il territorio sia all’interno che sulla costa.
Andiamo a scoprire le leggende e i racconti popolari sul fico d’india raccolte da Giuseppe Pitrè
Tra le storie e le leggende raccolte da Giuseppe Pitrè segnaliamo quella sul fico d’india che ci rimanda al periodo delle invasioni dei Turchi in Sicilia. Si narra che la pianta del fico d’india (“pedi di ficudinnia”) venne importata proprio dai Turchi per “eliminare” i siciliani dall’isola perché la consideravano una pianta velenosa.
Nell’isola però la pianta, forse per il clima o per l’intervento divino, iniziò a dare vita a dei frutti sani e dolci e ricchi di benefici nutrizionali che aiutarono i siciliani nei vari periodi di carestia.
Tra i racconti e le leggende sul fico d’india ci sono anche quelle basate sull’antica medicina popolare che tra i vari rimedi raccomanda il succo di fico d’india con un po’ di zucchero per combattere la tosse, mentre con i fiori secchi si può realizzare un decotto contro le coliche renali e può far bene anche a chi soffre di colesterolo alto e di diabete abbassando l’ipoglicemia.
I rami della pianta (chiamati cladodi), invece, in passato erano usati per curare contusioni, ecchimosi, infiammazioni e anche contro la febbre da malaria.
Dietro a questa pianta ci sono tante storie del nostro passato, infatti, le pale di fico d’india servivano a nutrire le vacche e i vitelli, mentre la bucce dopo aver eliminato le spine venivano fritte in pastella o impanate a cotoletta perché come dicevano gli antichi: “Jinchi la panza e jinchila di spini” (riempi la pancia e riempila di spine).
Tanti aneddoti che gli studi moderni sui benefici dei fico d’india hanno poi confermato, mentre sulle origini del fico d’india la realtà ci rimanda al Messico anche se in Sicilia è arrivato tramite gli Arabi ma è curioso sapere queste storie popolari, una delle tante che i nostri nonni ci raccontavano sulle “invasioni dei Turchi”.