Miti e Leggende siciliane

I miracoli e la leggenda sulla Madonna del Santuario di Tindari

Tra fede e mito ecco la storia, i miracoli e la leggenda sulla statua della Madonna nera esposta nel Santuario del piccolo borgo di Tindari a Patti in provincia di Messina.

Una Madonna conosciuta e molto venerata nel messinese e in tutta la Sicilia che ci racconta tante storie a metà tra mito e fede come quella dell’arrivo e della mancata ripartenza della statua nera di origine bizantina, il primo miracolo e la diffusione del culto che ha portato alla costruzione del Santuario.

Uno dei luoghi più belli della nostra Sicilia che con il suo fascino ha ispirato anche alcune delle opere del poeta Salvatore Quasimodo e uno dei romanzi del Commissario Montalbano dello scrittore Andrea Camilleri.

Madonna di Tindari: storia, leggenda e miracoli legati alla statua esposta sull’altare del Santuario

Il piccolo borgo di Tindari è uno dei luoghi siciliani più ricchi di storia tra l’area archeologica di Tyndaris, una delle colonie greche in Sicilia, e il Santuario costruito proprio in cima al promontorio da cui è possibile godere di alcuni panorami unici tra i laghetti di Marinello, il golfo, la vicina Milazzo e le isole Eolie in lontananza.

Il Santuario di Tindari ospita all’interno la statua della Madonna nera seduta sul trono con in grembo il Bambino Gesù e la mano destra alzata in segno di benedizione. La Madonna di Tindari è nera perché è scolpita su un legno scuro dell’albero del cedro del Libano. La statua riprende lo stile bizantino e deriva dalla cultura orientale ma come è arrivata a Tindari?

Sull’arrivo della statua nera della Madonna di Tindari si racconta la leggenda che durante una notte di tempesta una nave si riparò proprio nei pressi della baia sotto il promontorio nelle vicinanze dei laghetti di Marinello.

Passata la tempesta i marinai provarono a ripartire ma non riuscirono a spostare la nave. Così decisero di alleggerire il carico ma la situazione non cambiò fino a quando non scaricarono un baule che secondo la tradizione conteneva una scultura di una Madonna nera. Da quel momento la nave si spostò e riprese il suo cammino, mentre quando la gente del luogo ritrovò la statua decise di portarla in cima al promontorio di Tindari.

Da allora si diffuse sempre di più il culto della Madonna di Tindari fino ai primi miracoli come quello avvenuto ad una piccola bambina e ad una madre diffidente tra fede, leggenda e racconti popolari che si lega alla frase posta sul basamento della statua “Nigra Sum Sed Formosa” (sono nera ma bella).

Si racconta che una mamma a seguito della grave malattia della figlia piccola decise di andare in pellegrinaggio verso la Madonna. Una volta arrivati vedendo la statua scura esclamò: “Ho fatto tutta questa strada per vedere una più brutta di me?”.

Nel frattempo però la figlia si allontanò e scivolò dall’alto del promontorio. La madre disperata decise di tornare a pregare la Madonna che salvò nuovamente la figlia.

I primi soccorsi ritrovarono miracolosamente la bambina ancora viva sulla sabbia nei pressi del laghetto di Porto Vecchio con il mare che inspiegabilmente si ritirò rilasciando a terra un disegno che riprendeva una donna con le mani giunte proprio nel posto dove venne ritrovata la bambina.

Esistono varie versioni su questa storia con alcune minime differenze: secondo alcune versioni la bambina era ammalata mentre secondo altri era già stata guarita.

A prescindere dalle versioni del miracolo tra fede e leggenda, il culto della Madonna nera di Tindari nei secoli si è diffuso sempre di più fino ad arrivare alla necessità di costruire un Santuario più grande nella seconda metà del Novecento per accogliere i tanti fedeli e visitatori.

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