Ricette siciliane

La ricetta degli Arancini di Montalbano dal libro di Camilleri

Apriamo la nostra sezione riservata alle ricette siciliane dedicando il primo articolo alla ricetta degli Arancini di Montalbano preparati da Adelina e riportata nell’omonimo libro dal Maestro Andrea Camilleri che con la sua caratteristica scrittura risveglia l’appetito e la voglia di tutti noi.

La ricetta è inserita nel racconto Gli Arancini di Montalbano che dà il titolo all’intera raccolta di piccoli racconti che in molti casi sono stati inseriti tra gli episodi del Commissario Montalbano.

Nel racconto (che fa parte della raccolta dei libri di Montalbano) il nostro amato Salvo, dopo aver discusso con Livia, decide per il cenone di Capodanno di rimanere a Vigàta accettando l’invito della fedele Adelina. La cena però rischia di saltare perché Pasquale (figlio di Adelina) qualche giorno prima è stato arrestato per uno dei suoi furti anche se, questa volta, è estraneo. Il commissario, pur di non perdere il cenone di Capodanno, riesce a dimostrare l’estraneità di Pasquale con una delle sue mosse vincenti e quindi a gustarsi i mitici arancini di Adelina scatenando l’ira della fidanzata Livia.

Nel testo del racconto tra i vari dettagli dell’indagine è riportata in tutta la sua meraviglia la ricetta degli arancini di Montalbano. Una ricetta che grazie alla scrittura del Maestro Camilleri fa sognare a tutti i lettori di mordere uno degli arancini preparati da Adelina.

Alcuni però leggendo nel dettaglio la ricetta degli arancini di Montalbano storceranno un po’ il naso. Non per l’eterna questione tra arancino e arancina che non vogliamo affrontare in queste righe ma per il fatto che in alcuni passaggi sembra una ricetta un po’ diversa da quelle consuete che ci sono in giro. A partire dall’esclusione dello zafferano, dall’uso della besciamella e del salame, dall’utilizzo della carne “aggrassata” (in umido) invece che del ragù e dal momento di utilizzare le uova con il riso ancora caldo. Una versione della “nonna” con quello che si aveva in casa a quei tempi.

In giro per la Sicilia difficilmente troverete degli arancini (o arancine) uguali, da paese e paese infatti ci saranno differenze, oltre che sul nome, anche sulla forma, sugli ingredienti e sui passaggi nella preparazione.

La ricetta degli Arancini di Montalbano di Adelina tratta dal libro di Camilleri

La ricetta degli arancini di Montalbano riportata da Camilleri si basa sull’antica tradizione familiare con gli ingredienti che si avevano a casa, infatti apparteneva alla nonna Elvira che definiva la loro preparazione lungariusa (tanto tempo).

Il problema principale della preparazione era il dosaggio che non era mai uguale. Nonna Elvira chiedeva sempre ‘‘Comu vinniru stavota?”.

Camilleri in una intervista rilasciò un simpatico aneddoto: “Un giorno li fece in un modo davvero sublime, e io stavo per dirglielo. Mio zio Massimo mi diede un cavuciu sotto la tavola. ”Boniceddu” mi sussurrò. Ma perché?, gli domandai. ”Perché lei deve sempre superare se stessa: se tu le dai soddisfazione, è finita”.

Ecco la ricetta degli arancini direttamente dal libro di Andrea Camilleri:

Gesù, gli arancini di Adelina! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta.

Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa (senza zaffirano, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre.

Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini ’na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla.

Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano!

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