Storie e racconti di Sicilia

L’incredibile storia del viaggio delle ceneri di Pirandello

Tra le storie e i racconti di Sicilia scopriamo insieme l’incredibile storia vera del viaggio delle ceneri di Luigi Pirandello verso la sua Agrigento, una storia pirandelliana che sembra sia stata scritta direttamente dal drammaturgo anche se i fatti sono realmente accaduti dopo la sua morte.

Un finale pirandelliano nel vero senso del termine che chiude la vita di Pirandello racchiudendo tutto il pensiero e l’estro dello scrittore agrigentino Premio Nobel per la Letteratura nel 1934. Un racconto in cui appare il giovane Andrea Camilleri e che ha dato origine a libri (Le ceneri di Pirandello di Roberto Alajmo) e film (Leonora Addio di Paolo Taviani).

Tutto inizia quando i figli, dopo la morte avvenuta il 10 dicembre 1936, ritrovano un foglietto in cui Pirandello aveva scritto le sue ultime volontà e le disposizioni da seguire per il suo funerale:

  • « I. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni.
  • II. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
  • III. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.
  • IV. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui ».

I primi punti furono tutti rispettati dai figli nonostante la volontà del regime fascista dell’epoca di fare completamente l’opposto. Le disavventure tragicomiche iniziarono principalmente con l’ultimo punto legato alle ceneri di Pirandello e all’incredibile viaggio ricco di peripezie e contrattempi vari verso la sua Agrigento.

Gli aneddoti sull’incredibile storia del viaggio delle ceneri di Pirandello in un finale veramente pirandelliano

Dopo la morte le ceneri di Pirandello non furono sparse al vento anche perché questa pratica era ritenuta illegale dalle istituzioni e immorale per la chiesa. Le ceneri, quindi, furono inserite in un’urna e portate al cimitero del Verano a Roma in attesa di esaudire almeno la seconda parte dell’ultima richiesta dello scrittore.

I resti di Pirandello rimasero al Verano per 11 anni perché poco dopo arrivò la Seconda Guerra Mondiale che sospese le volontà del drammaturgo. Fino a quando nel 1947, a guerra finita, nella sua città natale di Agrigento un gruppo di studenti tra cui era presente il giovane Andrea Camilleri chiese al sindaco democristiano Lauricella di attivarsi per il rientro delle ceneri di Pirandello ad Agrigento. Il sindaco si rivolse direttamente al Presidente del Consiglio dell’epoca, il democristiano Alcide De Gasperi, che acconsentì al rientro delle ceneri tramite un aereo militare.

Proprio da qui iniziano le disavventure a tratti tragicomiche delle ceneri di Pirandello nel suo viaggio verso la Sicilia tra scaramanzia e vicissitudini varie che sembrano scritte proprio dallo scrittore.

Per il viaggio come responsabile fu nominato il Prof. Gaspare Ambrosini che dapprima fece spostare le ceneri in un vaso greco del V secolo a.C. che venne imballato in una cassa di legno e caricato sull’aereo.

Poco prima della partenza alcuni siciliani, per la difficoltà degli spostamenti, chiesero una sorta di passaggio che i piloti acconsentirono. Una volta saliti sull’aereo, dopo aver saputo che cosa conteneva quella cassa di legno, iniziarono a riflettere sulle note volontà dello scrittore di far disperdere le sue ceneri al vento. Presi dalla scaramanzia tutti i 10 passeggeri uno alla volta decisero di scendere dall’aereo “contagiando” anche i piloti americani (ma di origine napoletana e siciliana) che si rifiutarono di partire.

Così il Prof. Ambrosini fu costretto a viaggiare in treno per ricondurre finalmente le ceneri di Pirandello nella sua Agrigento. Il viaggio però fu lungo e con un altro imprevisto tragicomico: quando il professore Ambrosini cedette al sonno al suo risveglio non ritrovò più la cassa con le ceneri di Pirandello che era finita in un altro scompartimento utilizzata come base per giocare a carte.

Dopo l’avventuroso viaggio finalmente le ceneri di Pirandello arrivarono ad Agrigento ma gli avvenimenti non si fermarono. Il vescovo di Agrigento, prima dell’ennesimo rito funerario, si rifiutò di dare la benedizione a delle ceneri perlopiù messe all’interno di un vaso greco. Dopo varie interlocuzioni ci si accordò nel trasferimento delle ceneri in una classica bara ma all’epoca non c’era molta disponibilità così si racconta che un giovane Camilleri si mise alla ricerca di una bara in prestito nelle varie pompe funebri recuperando una piccola bara bianca.

Le disavventure però continuarono, infatti, la cassa era troppo grande per la piccola bara così si decise di smontarla e inserire solo il vaso. Dopo aver risolto l’ennesimo inghippo venne realizzato un gran funerale andando contro la volontà dello scrittore ma l’incredibile storia sulle ceneri di Pirandello non finisce qui.

Seguendo le volontà dello scrittore si avviò il progetto per realizzare il monumento funebre all’interno della Casa di Pirandello che custodì le ceneri fino all’ultimazione del progetto che avvenne solo nel 1962. Finalmente sembrava che le ceneri di Pirandello fossero giunte al definitivo riposo ma le disavventure tragicomiche continuarono quando si decise di trasferire le ceneri all’interno di un cilindro di metallo per installarlo sotto lo storico albero di pino della Casa Natale.

Le ceneri però, dopo ben 26 anni, si erano calcificate e attaccate al vaso così si racconta che un dipendente comunale (Dott. Zirretta) fu costretto a procedere a colpi di scalpello per far tornare le ceneri in polvere. Al momento del travaso l’impiegato si accorse che il nuovo contenitore era troppo piccolo così mise le ceneri rimaste in un foglio di giornale e, con l’aiuto di una folata di vento, li disperse nell’aria seguendo almeno in parte la volontà iniziale dello scrittore.

Bene, la storia delle ceneri di Pirandello si avvia verso il finale pirandelliano che sembra scritto proprio dal Premio Nobel.

L’epilogo di questa storia, infatti, sembra veramente la trama di una novella pirandelliana. Nel 1994, infatti, si scopre che il vaso greco (nel frattempo ritornato nelle esposizioni del museo di Agrigento) conteneva ancora dei residui di cenere e si decise di farli analizzare con i nuovi strumenti in dotazione.

Dall’analisi del DNA ecco la sorpresa finale: le ceneri non erano solo di Luigi Pirandello ma anche di altri ignare persone, tanti signor Nessuno come nel romanzo Uno, Nessuno e Centomila, che probabilmente furono cremate negli stessi giorni.

Un finale pirandelliano per una vicenda che anche la fantasia del più grande scrittore farebbe fatica a scriverla così come è andata.

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