La morte di Archimede: il racconto tra mito e storia
Tra le storie e i racconti di Sicilia scopriamo la storia tra mito e leggenda intorno alle voci su quando, dove e come è avvenuta la morte di Archimede di cui si conoscono gli esecutori ma non si sanno le reali intenzioni.
Archimede come in tanti sanno è nato a Siracusa intorno al 287 a.C. ed ha vissuto nell’era più importante della città: durante la dominazione Greca. In quel periodo storico Siracusa era diventa una delle più rilevanti colonie greche presenti in Sicilia e in tutto il Mediterraneo.
Nel corso della storia sono tante le storie e i miti che si celano dietro alla figura di Archimede: dalla realizzazione dei cosiddetti specchi ustori di Archimede per difendere la città di Siracusa dall’assalto dei Romani fino alle varie versioni sulla sua morte, le ultime parole pronunciate e su dove è collocata la sua tomba.
Il racconto tra storia e mito su quando, dove e come è avvenuta la morte di Archimede e le ultime parole pronunciate
Il siciliano Archimede è uno dei personaggi passati alla storia. Nel corso della sua vita si è contraddistinto nel campo della fisica, della matematica e della scienza.
Allo scienziato siracusano si devono vari leggi e principi ancora basilari come quello del funzionamento delle leve, il calcolo della superficie e del volume della sfera, il principio del galleggiamento dei corpi con la storia che riporta che proprio in quella occasione annunciò l’esclamazioneèureka (significato) e tante altre piccole e grandi invenzioni.
Intorno alla sua figura non mancano certo i miti e le leggende come quelli a metà tra storia e leggenda che aleggiano sulla morte di Archimede con alcune differenti versioni riportate dagli storici del tempo.
Il dato certo è che la morte di Archimede è avvenuta a Siracusa nel 212 a.C., l’anno in cui i Romani conquistarono definitivamente la città, ultima colonia greca a cadere in Sicilia.
La morte è avvenuta proprio per mano di uno dei soldati Romani guidati da Marco Claudio Marcello durante le ultime fasi della resa dei siracusani ma rimangono dei dubbi sulle modalità e sulla mancata esecuzione dell’ordine di catturarlo vivo.
Dalle testimonianze storiche riportate dallo storico Plutarco emergono tre possibili versioni sulla morte dello scienziato siracusano.
Secondo la prima versione la morte di Archimede sarebbe avvenuta per mano di un soldato Romano che, dopo il rifiuto dello scienziato di seguirlo dal conquistatore Marcello, lo avrebbe ucciso.
Nella seconda versione, invece, Archimede prima di essere ucciso avrebbe supplicato il soldato Romano (che forse non l’aveva riconosciuto) di fargli concludere una dimostrazione scientifica ma il suo appello non venne accolto.
La terza versione sulla morte di Archimede propende verso una “possibile rapina” subita dallo scienziato che venne fermato da qualche soldato Romano con una cassetta che secondo loro conteneva dell’oro ma che in realtà era piene di strumenti scientifici che lo stesso Archimede aveva intenzione di portare direttamente a Marcello.
Quest’ultima versione arricchisce i dubbi sulle reali intenzioni dell’esercito Romano e assolve in parte il conquistatore Marco Claudio Marcello che, come riportato da Plutarco e Tito Livio, voleva coinvolgere il genio di Archimede al servizio di Roma e sarebbe rimasto molto addolorato per la sua morte.
Una versione con cui si tenta di scagionare almeno i vertici del potere di Roma per l’uccisione di uno degli scienziati più importanti dell’umanità.
Tre versioni che però non risolvono l’enigma.
Quello che sembra certo sono le ultime parole pronunciate da Archimede al soldato Romano prima di ucciderlo “noli, obsecro, istum disturbare” (non rovinare, ti prego, questo disegno).