I misteri del Ritratto di ignoto marinaio di Antonello da Messina
Uno dei ritratti più misteriosi e enigmatici della storia dell’arte, al pari della famosissima Gioconda di Leonardo da Vinci, è il Ritratto di ignoto marinaio (o semplicemente Ritratto d’uomo) realizzato dal pittore siciliano Antonello da Messina.
L’opera, attualmente esposta al Museo Mandralisca di Cefalù, custodisce una serie di misteri a partire dal protagonista del dipinto, ai graffi ricevuti, fino al ritrovamento che ha alimentato varie teorie e stuzzicato il pensiero di diversi scrittori come Vincenzo Consolo e Leonardo Sciascia.
Il misterioso ritrovamento e chi è il protagonista del Ritratto di ignoto marinaio?
Il ritratto in questione è stato realizzato su una tavola di piccole dimensioni (31×24,5 cm) dal celebre ritrattista Antonello da Messina tra il 1465 e il 1476.
Al centro del dipinto, su uno sfondo scuro, vi è un uomo, ripreso di tre quarti che indossa degli abiti e un cappello che si rifanno ad un marinaio. In quel volto spicca l’espressione un po’ sarcastica, un po’ enigmatica e a tratti beffarda che dà mistero all’opera.
Il suo sorriso ironico è antecedente alla celebre opera di Leonardo da Vinci e nel catalogo delle opere del pittore siciliano questo ritratto è uno dei tanti che probabilmente hanno ispirato Leonardo nella realizzazione della Gioconda (sono diversi i ritratti enigmatici di Antonello da Messina).
I misteri sul ritrovamento e sul protagonista del ritratto sono stati alimentati dal romanzo Il sorriso dell’ignoto marinaio dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo che riprese la teoria del marinaio protagonista del dipinto e riportò una leggenda sul ritrovamento.
Si narra, infatti, che questo ritratto fosse custodito a Lipari, in una bottega di uno speziale (antico farmacista) dell’isola che lo utilizzava come anta di uno stipo. Nel romanzo di Consolo è riportato anche un aneddoto sui graffi presenti nel ritratto che secondo l’autore sono stati inflitti dalla figlia dello speziale che in una giornata non sopportava più quel “ghigno”, a tratti beffardo, del protagonista del dipinto.
Nell’Ottocento Enrico Pirajno, barone di Mandralisca, acquistò il ritratto e lo aggiunse alla sua collezione.
Questo racconto ha fatto si che il protagonista del ritratto fosse identificato come un marinaio di passaggio dall’isola.
Diversi studiosi dell’arte, uno su tutti il noto Roberto Longhi, hanno un altro parere su chi fosse realmente il protagonista del ritratto di Antonello da Messina nonostante gli abiti indossati e il cappello che sembrano richiamare alla versione del marinaio.
Diverse sono le ipotesi in campo tra chi sostiene che il protagonista sia lo stesso speziale della bottega, a chi pensa sia un nobile, un uomo facoltoso, lo stesso Antonello in un autoritratto o un ambasciatore-vescovo di Cefalù (tale Francesco Vitale da Noja, ultima ipotesi ritenuta la più probabile dagli ultimi studi eseguiti sull’opera).
Sta di fatto che quel sorriso per la fama che ha raggiunto, al di là delle ricostruzioni storiche, è ormai attribuito d’ufficio ad un marinaio ma difatti, come riporta Leonardo Sciascia nella sua riflessione “Il gioco delle somiglianze”, potrebbe somigliare a tutti e a nessuno di noi.
Nell’opera, lo sfondo scuro, risalta il volto del protagonista con il suo sorriso sarcastico ed enigmatico e lo sguardo rivolto ai futuri spettatori, quasi a prendersi beffa anche di loro che dopo secoli sono ancora lì a discutere sulle reali sembianze del protagonista.