Storie e racconti di Sicilia

La spiegazione dei versi dedicati alla Trinacria da Dante

Dante Alighieri nella sua grande opera della Divina Commedia nel Canto VIII del Paradiso dedica dei versi anche alla nostra Sicilia, chiamandola “bella Trinacria”, e si concentra sul mal governo degli Angioini che provocò la rivolta dei Vespri siciliani.

Nel dettaglio vedremo l’analisi del testo, la perifrasi e la spiegazione dei versi riferiti alla Trinacria (67 – 73).

Il Ministero per i beni e le attività culturali ha deciso di istituire il cosiddetto Dantedì, una giornata dedicata al sommo poeta, per ricordare l’autore italiano attraverso i suoi versi della Divina Commedia. Per la giornata del Dantedì è stata scelta la data del 25 marzo, un giorno che gli studiosi identificano come quello in cui ha preso il via il viaggio ultraterreno di Dante.

Nel canto VIII del Paradiso, quando Dante e Beatrice ascendono al terzo cielo (quello di Venere), alcuni versi (67 – 73) sono dedicati alla Sicilia. In questo canto Dante e Beatrice incontrano le anime di chi in vita visse con un particolare impulso amoroso che li trascinò verso il male.

Il primo incontro di Dante avvenne con l’amico Carlo Martello, figlio di Carlo II d’Angiò, che ripensa alle terre di cui sarebbe diventato Re se non fosse passato a miglior vita.

Tra le terre c’è anche la bella Trinacria che sarebbe potuta diventare una delle sue terre se la sua famiglia degli Angioini l’avesse governata bene senza provocare la rivolta dei Vespri Siciliani. Dante non approva ma giustifica in parte la rivoluzione dei Vespri come conseguenza del cattivo governo.

L’analisi e la parafrasi del testo dei versi dedicati alla “bella Trinacria” da Dante nel Canto VIII del Paradiso (67 – 73):

E la bella Trinacria, che caliga
tra Pachino e Peloro, sopra ‘l golfo
che riceve da Euro maggior briga,

non per Tifeo ma per nascente solfo,
attesi avrebbe li suoi regi ancora,
nati per me di Carlo e di Ridolfo,

se mala segnoria, che sempre accora
li popoli suggetti, non avesse
mosso Palermo a gridar: “Mora, mora!”.

La parafrasi e la spiegazione dei versi di Dante:

E la bella Sicilia, che è coperta di caligine (una sorta di foschia)
nel tratto di costa tra Pachino (Capo Passero) e Capo Peloro, sopra il golfo (di Catania)
che è investito dal forte vento di Scirocco (da Euro),

non a causa del gigante Tifeo ma per le emanazioni di zolfo,
ancora oggi avrebbe atteso i suoi sovrani,
nati attraverso me da Carlo e Rodolfo,

se il malgoverno (degli Angioini) che opprime
i popoli sottomessi, non avesse
indotto Palermo a gridare: “Morte, morte ai francesi!” (la rivolta dei Vespri siciliani).

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