La storia di San Benedetto il Moro: il Santo nero compatrono di Palermo
Andiamo a scoprire la storia, la vita, i miracoli e il processo di canonizzazione di San Benedetto il Moro, il Santo nero compatrono della città di Palermo (nella foto il murales di Igor Scalisi Palminteri realizzato nel quartiere Ballarò).
La storia di un umile frate francescano, conosciuto anche con il nome di Benedetto da San Fratello, figlio di una coppia di schiavi africani che ottenne sin dalla nascita la libertà dal suo padrone, avvicinandosi al Cristianesimo dopo l’incontro con un frate che lo indirizzò dapprima ad una vita eremitica e poi successivamente nel convento francescano di Santa Maria di Gesù di Palermo.
La storia, le origini e la vita di San Benedetto il Moro: il Santo nero compatrono di Palermo
Il 4 aprile a Palermo si festeggia il compatrono San Benedetto il Moro, il Santo nero del capoluogo vissuto nel XVI secolo che, dopo una vita monastica, nel 1652 venne nominato dal Senato cittadino come compatrono di Palermo (insieme a Santa Rosalia) ancor prima di diventare Santo.
San Benedetto il Moro, conosciuto anche con i nomi di Benedetto il Moro e Benedetto da San Fratello perché originario del piccolo Comune di San Fratello in provincia di Messina, è nato secondo le fonti intorno al 1524 o 1526 da una coppia di schiavi africani. Sì proprio così, avete letto bene, anche in Sicilia in quel periodo storico infatti era possibile ritrovarsi dinanzi a situazioni irrispettose del genere.
Il padrone della coppia, tale Vincenzo Manasseri, al momento della nascita concesse la libertà al giovane Benedetto che, per questo, è conosciuto anche con il nome di San Benedetto Manasseri dal nome proprio del padrone dei genitori.
In queste righe non vogliamo soffermarci sull’inumana pratica degli schiavi ma sulla vita e le origini di San Benedetto il Moro che da frate umile è diventato una figura venerata dai palermitani fino a diventare compatrono della città e Patrono tra gli altri dei Comuni di San Fratello, Acquedolci e di altre realtà in giro per il Sudamerica e l’Africa.
Il giovane Benedetto sin dai piccolo si caratterizzò per il suo carattere solitario, penitente e altruista in favore degli ultimi. Dopo aver lasciato casa a circa 21 anni decise di ritirarsi a vita eremitica nell’eremo di Santa Domenica a Caronia insieme al frate Gerolamo Lanza, ex cavaliere che lo accompagnò in questa avventura. Negli anni furono costretti a spostarsi in giro varie grotte naturali tra Partinico, Carini e anche Monte Pellegrino a Palermo.
I confratelli del piccolo ordine dei seguaci di Gerolamo Lanza, dopo la sua morte, decisero di eleggere il frate Benedetto come loro capo fino allo scioglimento di tutti gli ordini religiosi del 1652. Dopo quella data il frate decise di far parte dei frati Minori di San Francesco e di ritirarsi alla vita monastica nel convento di Santa Maria di Gesù di Palermo.
Nella sua vita, sia da eremita che da frate, il suo pensiero è stato sempre rivolto verso gli ultimi, i più poveri, i malati e i carcerati facendosi conoscere in tutta la Sicilia e non solo.
Il 4 aprile del 1589, dopo una grave malattia, morì presso il convento dei frati di Palermo e da allora la sua fama e il suo culto iniziarono a diffondersi fino ad ottenere il titolo di compatrono di Palermo.
Il processo di canonizzazione, nonostante i vari miracoli riconosciuti, però fu molto lungo. Il frate infatti venne proclamato beato solo nel 1743, mentre fu nominato Santo nel 1807.
Una storia di una persona che, nonostante le difficoltà avute sin dalla nascita, è sempre stato a fianco degli ultimi, tralasciando ira e rabbia ad altri. Il Santo nero di Palermo è un esempio da conoscere e ricordare (in questo periodo più che mai).