Storie e racconti di Sicilia

La storia del velo di Sant’Agata che fermò la lava dell’Etna

Andiamo a scoprire la storia intorno al velo di Sant’Agata, una reliquia che in più occasioni nel corso della storia fermò l’avanzare della lava prodotta dalle eruzioni dell’Etna salvando la città di Catania.

Tra le ricorrenze più attese in Sicilia c’è quella della festa di Sant’Agata, Patrona della città di Catania, una delle celebrazioni più lunghe e partecipate al Mondo. Agata è molto venerata nella città etnea e in buona parte dell’isola, infatti, in molti non sanno che proprio Sant’Agata era una della 4 Sante Compatrone di Palermo prima della nomina di Santa Rosalia e infatti la sua statua è presente in una delle facciate dei Quattro Canti di Palermo.

Tra le reliquie custodite nella Cattedrale di Catania c’è anche il velo di Sant’Agata, una reliquia che nel corso dei secoli ha alimentato tante storie e racconti tra fede e leggenda.

Il velo di Sant’Agata: la storia e i miracoli della reliquia che salvò Catania dalla lava dell’Etna

Tra gli aneddoti storici intorno alla figura della Patrona della città di Catania ci occupiamo della storia della reliquia del velo di Sant’Agata.

Il velo di Sant’Agata, conosciuto anche con il nome di velo rosso (sotto vedremo il perché), è una delle reliquie custodite nella Cattedrale di piazza Duomo appartenenti alla giovane martire. Il nome originale però è grimpa, un termine che deriva dal francese antico glimpe che significa appunto manto di velo.

La reliquia è conservata in uno scrigno d’argento e come da tradizione all’inizio delle celebrazioni Agatine ogni anno viene portata in processione tra chiese, monasteri, ospedali e carceri. Il velo inoltre è presente nel corteo della lunga processione della Festa di Sant’Agata.

Il velo è lungo 4 metri e largo 50 centimetri circa ed è realizzato in seta ed è di colore rosso bruno con ai lati esterni dei fili d’oro, un colore che ha alimentato tanti misteri tra fede e leggende. Si narra, infatti, che quando Sant’Agata morì in carcere il suo corpo venne avvolto in un telo bianco e posto in un sarcofago. La reliquia venne ritrovata nella prima tomba della martire e dovrebbe essere proprio quella originale poi diventata di colore rosso ma non mancano altre versioni sull’origine.

Secondo la tradizione il velo in realtà era la veste della giovane martire, una tunica bianca che rappresentava l’abito delle diaconesse consacrate a Dio. Secondo un’altra versione il velo è stato usato per coprire la Santa durante il supplizio dei carboni ardenti e che il tessuto del materiale non sia infiammabile.

Questo particolare si lega al miracolo più volte ripetuto nel corso della storia della città di Catania quando durante alcune imponenti eruzioni dell’Etna l’esposizione del velo di Sant’Agata fermò l’avanzare della lava salvando la città.

Si racconta che sin dall’eruzione del 252 d.c., un anno dopo la sua morte, fino a fine 1800 il velo sia stato portato in processione per più di 15 volte per salvare la città dalla lava ma anche dai terremoti, dalla peste e dall’episodio dell’ira di Federico II in cui misteriosamente nel suo breviario apparve la frase Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est.

La prima processione del velo di Sant’Agata avvenne nel 252 d.c. fermando l’avanzare della lava verso la città e contribuì al processo di canonizzazione della Santa. Nel corso della storia in diverse occasioni la processione del velo di Sant’Agata salvò la città di Catania e i Comuni limitrofi come nel 1169 e nella disastrosa eruzione del 1669 quando l’Etna eruttò per ben 68 giorni di fila con la colata lavica che distrusse diversi centri abitati arrivando fino al fossato del Castello Ursino.

La colata si fermò a circa 300 metri dal Duomo di Catania, evitando miracolosamente la prigione, la tomba e i luoghi del martirio di Sant’Agata.

Il tutto è legato all’evento miracoloso dell’affresco di Sant’Agata in carcere che da un’edicola votiva fuori il centro della città venne trasportato dalla lava senza subire nessun tipo di danno. L’affresco è visibile sull’altare della chiesa di Sant’Agata alle Sciare di Catania.

Il velo di Sant’Agata intervenne in qualche modo anche durate il tragico terremoto del Val di Noto del 1693 quando un delegato del vescovo portò in processione le reliquie della Santa per convincere i sopravvissuti a non abbandonare definitivamente la città distrutta.

L’ultima processione del velo di Sant’Agata è documentata nel 1886 durante un’altra eruzione dell’Etna con la colata lavica che minacciò il centro abitato di Nicolosi. Per fermare l’avanzata l’allora cardinale Dusmet portò in processione il velo che fermò nuovamente l’avanzata della lava in un tratto in discesa dove ora sorge un piccolo altare in memoria.

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