La travagliata storia del Teatro Massimo di Palermo
Andiamo alla scoperta della travagliata storia intorno alla costruzione del Teatro Massimo di Palermo, uno dei monumenti simbolo della città.
Un progetto imponente che ha comportato una serie di modifiche urbane nell’area di piazza Verdi, le quali a loro volta hanno allungato i tempi di costruzione tra interruzioni dei lavori e strani intoppi.
Il Teatro Massimo o Teatro Massimo Vittorio Emanuele è tra i monumenti più rilevanti del centro storico di Palermo, una struttura imponente che con i suoi 7730 metri quadrati rappresentava al momento dell’inaugurazione il terzo teatro più grande d’Europa, dietro alle Opere di Parigi e Vienna.
Per la sua maestosa struttura la costruzione però ha comportato una serie di demolizioni di edifici storici che hanno cambiato il volto del centro cittadino. A partire da Porta Maqueda fino all’abbattimento di almeno tre chiese e dei rispettivi monasteri: la chiesa delle Stimmate, la chiesa di San Giuliano e quella di Sant’Agata.
Tra i racconti popolari sul lungo iter di costruzione non mancano le leggende basate su delle strane apparizioni del cosiddetto fantasma della suora del Teatro Massimo, una Madre Superiore che secondo la leggenda ha fatto di tutto per impedire la realizzazione tra intoppi e dispetti come quello del gradino “che fa truppicare” gli scettici.
La lunga fase di costruzione che ha contraddistinto la storia del Teatro Massimo di Palermo
A Palermo, ancor prima dell’Unità d’Italia, giravano varie voci sulla volontà di dotare la città di un grande teatro moderno dell’opera. Si parlava anche di possibili aree dove avviare la costruzione, tra le tante idee c’era anche l’area di Porta Maqueda.
Nel 1864, dopo l’Unità d’Italia, l’allora Sindaco Antonio Starabba, marchese di Rudinì, rilanciò l‘idea del teatro dando il via ad un bando di concorso per gli architetti che dovevano presentare il miglior progetto.
Per evitare polemiche e favoritismi (anche all’epoca non mancavano!) si decise di nominare una giuria di esperti architetti internazionali guidati dal tedesco Gottfried Semper che tra le altre cose aveva progettato il teatro dell’opera Semperoper di Dresda.
Dopo una serie di proroghe il 4 settembre del 1868 arrivò la graduatoria finale dei progetti vinta dall’architetto palermitano Giovan Battista Filippo Basile davanti, tra gli altri, anche al progetto di Giuseppe Damiani Almeyda già all’opera per la costruzione del Teatro Politeama.
L’iter per arrivare alla posa della prima pietra però non era ancora concluso tra lungaggini per gli espropri dei terreni e le demolizioni degli edifici di culto. Non mancarono una serie di ostacoli burocratici (anche loro presenti all’epoca) come alcuni articoli del bando che lasciavano l’ultima parola sulla scelta definitiva del progetto al consiglio comunale.
La storia prosegue con l’effettivo inizio della costruzione del Teatro Massimo di Palermo che avvenne il 12 gennaio 1875 con la posa della prima pietra.
I lavori, tra intoppi e lievitazioni dei costi, andarono a rilento fino alla sospensione del 1878 dovuta all’eccessivo aumento dei costi che portò il Comune a fermare il progetto e a revocare il mandato a Basile.
Dopo una paio di anni, nel 1890, a seguito di diverse proteste i lavori di costruzione ripresero sempre con la guida dell’architetto Basile ma dopo pochi mesi ci fu la morte del progettista che venne sostituito dal figlio Ernesto Basile, uno dei protagonisti del Liberty siciliano, che riuscì finalmente a completare il progetto.
L’inaugurazione ufficiale avvenne il 16 maggio 1897 con la rappresentazione dell’opera Falstaff di Giuseppe Verdi. Dopo 33 anni dalla pubblicazione del bando per la progettazione e dopo quasi 23 anni dalla posa della prima pietra, il Teatro Massimo di Palermo fu finalmente completato (almeno in gran parte).
Le peripezie della travagliata storia del Teatro Massimo di Palermo però non si fermarono, infatti, nel 1974 venne chiuso per dei lavori di ristrutturazione e di adeguamento alle norme di sicurezza che per svariati motivi dureranno fino al 12 maggio 1997, giorno della riapertura dopo ben 23 anni, un numero che si ripete e che alimenta le voci sul fantasma della suora.